Zoom, azienda simbolo del lavoro da remoto, chiede ai dipendenti di tornare in ufficio: la fine di un’epoca?
Suona come la fine di un’epoca l’annuncio della piattaforma Zoom: tutti i dipendenti devono tornare al lavoro in presenza. La società videocomunicazione, diventata il simbolo del lavoro a distanza durante la pandemia del Covid, ritiene che l’approccio più efficace da adottare sia quello «ibrido strutturato» e per questo ha chiesto ai suoi lavoratori e lavoratrici che vivono entro 50 miglia (80 km) dal loro ufficio di lavorare di persona almeno due volte a settimana. Un annuncio che fa seguito a tante altre grandi aziende che stanno riducendo le politiche di lavoro flessibile, come nei casi di Amazon, Google e Disney. L’azienda con sede a San Francisco in una nota ha precisato che «continuerà a sfruttare l’intera piattaforma Zoom per mantenere i dipendenti e i team dispersi connessi e lavorare in modo efficiente».
La gloria di Zoom con la pandemia
La fama di Zoom è scoppiata proprio durante la pandemia quando le restrizioni per uscire di casa hanno obbligato gran parte dei lavoratori al remote working. Le azioni dell’azienda erano schizzate di 15 volte in più rispetto al prezzo di offerta pubblica dell’anno prima dello scoppio del Coronavirus. Il valore di mercato azionario ha raggiunto un picco di oltre 140 miliardi di dollari, dichiarando di fatto l’azienda regina delle piattaforme per il lavoro da casa. Crescita che, naturalmente, con il ritorno negli uffici è crollata drasticamente. Nell’ultimo trimestre, fa sapere Repubblica, la società ha registrato un aumento dei ricavi del 3%, nulla se paragonato all’oltre 400% del 2020. «Lasciare che i dipendenti lavorino ovunque è diventata una moda, e sarà difficile costringerli a tornare indietro del tutto», commenta l’amministratore delegato Eric Yuan. Il Ceo di Zoom ha fatto sapere che la nuova direzione sarà applicata già tra questo mese e settembre, a seconda del Paese.
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