Calenda e la linea “ottimista” dell’opposizione sul salario minimo: «Per una volta nessuno si è sbattuto la porta in faccia» – Il video
«Per la prima volta dopo tanti anni governo e opposizione hanno discusso per due ore nel merito di una proposta sul lavoro. Niente slogan, niente fuffa. Ai dubbi, di merito e circostanziati, espressi dalla Presidente del Consiglio abbiamo risposto dettagliatamente e io credo efficacemente». Così il leader di Azione Carlo Calenda commenta, con il collega e deputato Matteo Richetti, l’esito dell’incontro a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Per Calenda la premier «vuole affrontare tutte le questioni del lavoro e dei salari con la manovra finanziaria e invita le opposizioni a continuare il confronto con il supporto del CNEL, senza levare pregiudizialmente dal tavolo la questione del salario minimo».
Si è concluso l’incontro con la Presidente Meloni sul #salariominimo. Un incontro interlocutorio, ma non c’è alcun pregiudizio verso la nostra proposta. Noi andremo avanti con la nostra battaglia, in attesa di una controproposta della maggioranza. Al lavoro per 3.5 milioni di… pic.twitter.com/Zb3tSxHQrq
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) August 11, 2023
Calenda, rispetto ai colleghi Conte e Schlein, si mostra un po’ più possibilista sul tavolo con il governo in merito al salario minimo. «Andremo avanti – aggiunge – con la nostra battaglia ma non ci sottrarremo al confronto. Per una volta si parla di numeri, contratti e dati e non di slogan e altro rumore inutile. È solo un primo passo e l’esito non è affatto scontato. Ma è un passo. Nessuno si è sbattuto la porta in faccia. Partiamo da qui».
Molti dei followers di Calenda però non sembrano seguire la sua linea. «Si resuscitando il CNEL e non decidendo nulla. Questa cosa accade in Commissione di continuo e non a favore di telecamere. Meno bucciottate, meno demagogia, più cose ottenute davvero», commenta Francesco. E ancora: «È la seconda volta che sento parlare del CNEL – aggiunge Luciano – la prima è stata in occasione del referendum che doveva abrogarlo».