Gambe e braccia amputate per un tumore che non c’era: dopo 9 anni Anna Leonori ottiene il risarcimento per l’errore medico
Le hanno amputato per errore gambe e braccia per un’infezione non trattata, a seguito di un’operazione per un presunto tumore, poi rivelatosi inesistente. Un errore medico da cui non si può tornare indietro. Ma la vita di Anna Leonori, malgrado le avversità, continua. E dopo nove anni arriva anche la sentenza che dà il via libera al risarcimento milionario per il danno provocato dai tre ospedali che l’hanno visitata come paziente: uno a Roma, uno a Terni e l’ultimo a Cesena. La sentenza non si può definire una vera e propria vittoria, visti i danni causati alla donna, ma certamente rappresenta un riconoscimento della dignità e delle necessità di base della persona. Leonori, in passato, dopo un lungo calvario era riuscita pian piano a riappropriarsi della propria vita, grazie anche ai consigli della campionessa olimpionica Bebe Vio e grazie al sostegno delle associazioni e dei privati che le hanno permesso di poter avere accesso a protesi di ultima generazione che costano circa 90mila euro, ma che dopo 5 anni non sono più sotto garanzia. Di conseguenza, in caso di danno, devono essere nuovamente acquistate. Prima della sentenza, in caso di rottura delle protesi, in sostanza, Leonori, sarebbe rimasta – salvo donazioni dei privati – senza protesi, e costretta a tornare sulla sedia a rotelle.
Leonori: «Non ci speravo più: sono finalmente serena»
Leonori, intervistata da Fanpage, ha spiegato che sino a oggi ha usato le protesi con estrema cautela per paura che si logorassero: «Finora le ho usate molto poco rispetto a quanto avrei voluto costano così tanto che le ho indossate come si fa con un bel vestito: anche se ti piace e vorresti indossarlo sempre, lo metti solo in occasioni speciali e te ne privi nella vita di tutti i giorni. Sono felice, dopo tutto questo tempo non ci speravo quasi più: sono finalmente serena, per la prima volta, dopo tanto tempo». E ancora: «Posso finalmente riappropriarmi della mia gestualità: ad esempio se prima, per paura di rovinarle, indossavo le protesi superiori solo nei casi di pasti fuori casa in assenza di qualcuno che potesse aiutarmi, ora posso metterle per stare in casa, per mangiare e bere per conto mio. E soprattutto posso tornare alla piena comunicazione con il computer con mio figlio, ogni volta che voglio». Soddisfatto anche il suo legale Erdis Doraci: «Tre ospedali, tre Asl, tanti avvocati e ancora più medici legali, tutti contro, e la causa di Anna trascinata per nove anni rischiava di entrare in un tunnel pericoloso. Aver risolto un caso così complesso, delicato per i contorni umani, a tre mesi dal mandato è per me motivo di orgoglio. Ho rivisto il sorriso nel volto di Anna, un volto perso quando l’ho conosciuta, regalandole quantomeno una quotidianità dignitosa».
La vicenda
Tutto ha inizio nel nel 2014, quando a Leonori venne diagnosticato un tumore maligno, la cui asportazione prevede un importante e delicato intervento invasivo. La donna viene operata a Roma, dove le vengono asportati utero, ovaie, 40 linfonodi e la vescica, che viene sostituita con una ortotopica. A seguito dell’intervento e della biopsia, dall’esame istologico è emerso che non si trattava di un tumore. A seguito dell’operazione, per ben quattro anni, la donna ha iniziato a entrare e uscire in continuazione dagli ospedali, a causa di infezioni, febbre e dolori. Nell’ottobre 2017 Leonori venne ricoverata in ospedale per una peritonite acuta generalizzata e, dopo essere rimasta in coma per un mese e mezzo, è stata successivamente trasferita a Cesena, dove le sono state amputate entrambe le gambe e le braccia.
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