Funerali di Michela Murgia nella Chiesa degli Artisti di Roma. Saviano: «Per lei era la condivisione il senso di tutto» – I video
Sono terminati i funerali della scrittrice, attivista femminista Michela Murgia, celebrati nella Basilica di Santa Maria in Montesanto in piazza del Popolo a Roma. All’uscita dalla Chiesa degli Artisti, il feretro è stato accolto da un lunghissimo applauso, diventato un’ovazione sulle note di Bella Ciao, il canto di resistenza e speranza intonato dai presenti. La cerimonia funebre è stata celebrata da don Walter Insero, professore associato alla Pontificia università gregoriana e Cappellano presso la Rai dal 2004, che quest’anno ha celebrato le sepolture di Andrea Purgatori e Gina Lollobrigida e in passato quelle di Maurizio Costanzo e Gigi Proietti. «È un arrivederci e non un addio», ha esordito. «Lei è nell’oltre, la sua anima è in viaggio verso il Padre non verso il nulla. Ha fatto tante battaglie e ha conservato le fede – ha aggiunto -. Ci ha lasciato questa testimonianza: è possibile amare nel dolore, salutare tutti e riconciliarsi con tutti». In apertura della cerimonia don Insero ha anche letto un messaggio per la scrittrice del cardinale Zuppi: «Il libro della sua vita non è finito, le sue pagine continuano a essere scritte con lettere d’amore. Lei lo ha scritto con passione».
In chiesa nessun fiore, secondo quanto disposto dalla stessa scrittrice, tanto che è stato rimandato indietro anche la corona di fiori del Comune di Roma: solo composizioni vegetali, con mirto, carciofi, peperoncini, limone. Presenti all’interno della Chiesa i figli d’anima dell’autrice di Accabadora, il marito Lorenzo Terenzi e grandi amiche e colleghe come Chiara Valerio, Chiara Tagliaferri, Teresa Ciabatti. Ma anche Paolo Repetto, Elly Schlein, Sandro Veronesi, Lella Costa e Roberto Saviano. Quest’ultimo ha letto una lettera in ricordo della scrittrice-amica: «Michela disse: “Cosa mi perderò? Immagino il casino del mio funerale”. Lei sapeva che dietro un aggettivo c’era il modo di criminalizzare la realtà. La scrittura era per lei una grande fatica perché impiegava troppo tempo da sola. Per lei era la condivisione il senso di tutto. Ripeteva “non stare solo vieni qui”. Non essere soli e non far sentire soli sintetizza il suo pensiero».
E poi ancora: «Gli ultimi giorni di Michela sono stati difficilissimi, nei momenti più atroci Michela non ci ha fatto pesare il suo dolore». Dopo di lui, alcuni amici hanno voluto ricordare Murgia: da Lella Costa che ha sottolineato come la scrittrice fosse «una persona così intelligente che tutta questa intelligenza in una sola persona è proprio un’ingiustizia distributiva»; a Chiara Valerio che ha, invece, declinato tutti i verbi del testo al futuro; fino al marito Lorenzo Terenzi che ha letto la «La preghiera degli artisti». Tante le persone fuori dalla chiesa: un’ammiratrice ha, inoltre, esposto uno striscione con la scritta God save the queer, la stessa che Michela Murgia aveva sull’abito il giorno delle sue seconde nozze quando il 15 luglio si è sposata civilmente con l’attore Lorenzo Terenzi.
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