Torino, detenuta morta dopo aver smesso di mangiare e bere: ipotesi aritmia maligna
Susan John, la detenuta 42enne originaria del Nigeria, morta improvvisamente lo scorso 11 agosto nella Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, potrebbe essere deceduta a causa da un’aritmia maligna, a seguito di uno squilibrio elettrolitico causato dalla disidratazione, dopo aver rifiutato cibo e acqua sin dal suo arrivo in carcere. È questa l’ipotesi più accreditata secondo i medici del carcere delle Vallette di Torino, anche se sarà l’autopsia (che verrà affidata domani, lunedì 14 agosto, anche per l’atra detenuta morta suicida) a fare chiarezza sulle cause del decesso della donna. John era finita in carcere dopo essere trasferita da Catania a Torino a seguito di una condanna a 10 anni e 4 mesi di carcere per tratta e immigrazione clandestina, con fine pena prevista per il 2030. Secondo quanto riferito, a scoprire che la donna non assumeva né cibo né acqua sono state le agenti della polizia penitenziaria in servizio nella sezione femminile riservata a detenute con fragilità mentali o comportamentali. La sezione è dotata di un sistema di video sorveglianza attivo 24 ore su 24, sotto il monitoraggio dalla polizia penitenziaria. Secondo i primi accertamenti, la donna non avrebbe parlato con nessuno della sua intenzione di rifiutare cibo e acqua, né ha mai annunciato una protesta o lo sciopero della fame. La donna, secondo quanto si apprende, ripeteva alle agenti di volere rivedere il figlio e di tornare in Nigeria. Il personale medico del carcere sarebbe stato informato del rifiuto del cibo e acqua da parte della detenuta e avrebbe avviato i controlli del caso, ma la donna avrebbe comunque rifiutato cura e assistenza. Un secondo controllo medico sarebbe avvenuto lo scorso 4 agosto quando, a seguito di una caduta, John è stata portata al Pronto Soccorso, dove è stata dimessa alcune ore dopo. Dai controlli effettuati dal personale medico sanitario non sarebbe emersa nessuna criticità. Nel frattempo proseguono le indagini degli inquirenti, che hanno chiesto all’amministrazione penitenziaria una serie di documenti per cercare di capire cosa è successo nelle ore precedenti al decesso non solo di Susan John, ma anche di Azzurra Campari, la 28enne che si è suicidata sempre nel carcere di Torino alcune ore dopo.
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