La sfuriata di Domenico Dolce contro i giovani siciliani: «Qui nessuno fa nulla, non avete dignità: andate a lavorare!»
È un Domenico Dolce senza freni, quello che nei giorni del suo rientro agostano nella terra d’origine si è scagliato contro l’«andazzo» a suo dire disastroso dei giovani d’oggi, siciliani e non solo. Lo stilista ha stigmatizzato la pigrizia dei suoi conterranei parlando all’inaugurazione di una mostra fotografica nella sua Polizzi Generosa, in provincia di Palermo, coincisa con il suo 65esimo compleanno. «Cosa fai un giorno intero su Facebook? Vai a lavorare!», la lavata di capo ad un ragazzo che ha dato il via agli strali di Dolce, secondo quanto riporta l’edizione locale di Repubblica. Da lì è partita la filippica dello stilista siciliano da tempo «trapiantato» a Milano, in coppia con Stefano Gabbana. «I nostri genitori si alzavano alle 5 del mattino, oggi le campagne sono abbandonate», la denuncia di Dolce, secondo cui «non possiamo dare la colpa allo Stato, alle istituzioni, al sindaco: le istituzioni siamo noi». Per lo stilista, semplicemente, «le generazioni di oggi non hanno una dignità. Mi dicono che non faccio niente per loro, ma io a 18 anni ho preso una valigia di cartone e sono andato a Milano. Fate noccioline, il fagiolo badda, ricamate, come si può pretendere il progresso se nessuno fa nulla». Ciliegina sulla torta della lavata di capo generazionale dello stilista, secondo quanto ricostruisce Repubblica, il desiderio massimo attribuito ai ragazzi di Polizzi Generosa: «Sapete cosa si aspettano da me i giovani? Che venga qua con una valigia piena di soldi da distribuire».
La reazione del sindaco di Polizzi
A prendere le distanze dalla sfuriata di Dolce – che non ha risparmiato neppure «i genitori seduti sul divano che danno il cattivo esempio ai figli» – è stato il sindaco del Comune siciliano, Gandolfo Librizzi: «Ogni estate la presenza di Domenico Dolce a Polizzi, per quanto privata, assomiglia ad un meteorite. Se poi partecipa ad un evento pubblico, ogni sua parola è sotto i riflettori. Gli ho chiesto del perché di queste sue parole che non condivido. È suo solito dire provocando, sferzare per stimolare a osare di più. Ma è indubbio che ha urtato diverse sensibilità.Le generalizzazioni non aiutano e qui, nella comunità che mi onoro di rappresentare, molti giovani stanno provando a rimanere, aprendo nuove attività e moltissimi altri sono andati altrove per costruirsi un futuro. Così dicendo, l’effetto quindi è contro producente. L’amministrazione lavora senza sosta per creare di suo le basi per un riscatto socioeconomico e culturale della comunità, disponibile verso chiunque condivider e investire nel nostro territorio, al di là di spiacevoli episodi e brutte incomprensioni».
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