Puglia, la lotta al pranzo al sacco degli stabilimenti balneari: vietato portarsi la parmigiana da casa
Il cliché della parmigiana in spiaggia nei litorali meridionali potrebbe presto diventare un lontano ricordo: questo almeno è il quadro che emerge dalle cronache pugliesi, dove gli spazi liberi cedono sempre di più il posto ai lidi con pretese lussuose. Molti stabilimenti, scrive Repubblica, proibiscono categoricamente di entrare armati di vettovaglie. Una severità giustificata dalla speranza di indurre così gli avventori ad acquistare i pasti da loro preparati, a prezzi non proprio economici. Così come non sono economici gli altri servizi messi a disposizione dai lidi: le tariffe oscillano da un minimo di 30 euro nel Mar Village di Giovinazzo ai 100 euro in prima fila a Lido Santo Stefano a Monopoli, dai 418 euro di abbonamento quindicinale a Lido Calarena a Mola ai 180 euro mensili di Lido Nettuno a Molfetta.
«Alla fine, però – spiega Dario Durso, avvocato e attivista del Codacons a Bari – una semplice domenica al mare per una famiglia barese costa intorno ai 250-300 euro. E questo perché non si sono posti limiti ai privati, che ti fanno pagare fino a 25 euro un’insalata e lasciano sempre meno spazio alle spiagge libere, nonostante paghino canoni concessori esigui. Se poi si mettono anche a vietare di portare da mangiare ai bagnanti, davvero si supera ogni limite». Durso è furioso anche contro i limiti al cibo in spiaggia: «Semplicemente non lo possono fare. Non ne hanno l’autorità.E se per questa stagione ormai è tardi, perché i tempi della burocrazia non ci consentirebbero di intervenire in tempo utile, dall’anno prossimo diffideremo chiunque si azzardi a proibire ai bagnanti di accedere al demanio con il proprio cibo».
La versione dei lidi
Ma c’è chi prova a difendersi: «I frigoriferi rigidi non li consentiamo per le riunioni di gruppo – spiega Michele Colella, direttore del Lido Calarena – se capita qualcuno che ce l’ha, lo preghiamo di lasciarlo in direzione. Picnic e tavolate non sono possibili, qui da noi. Però se uno si porta il cibo porzionato, la piccola borsa frigo o la bibita chiudiamo un occhio». Fa eco Resi Tassiello, dal raffinato Maredentro di Bari: «Vetro e lattine da noi non entrano, e nemmeno le teglie. Ma questo mi sembra scontato e non stiamo neanche a sottolinearlo o tanto meno facciamo i controlli. Contiamo sul pubblico educato che frequenta la nostra struttura».
Ma c’è chi è più rigido, come il Lido Ottagono di Savelletri, dove è «severamente vietato introdurre cibi e bevande dall’esterno». Così come al Lido Spiaggia Verde di Barletta (dove un ombrellone con quattro lettini e parcheggio incluso costa 70 euro), che spiega a chiare lettere che «all’interno dello stabilimento non è consentito introdurre cibi, bevande e borse frigo di alcun genere». Torna utile, a questo proposito, ricordare dunque quanto precisato dall’assessorato al Demanio della Regione Puglia nell’ordinanza balneare 2023: «è sempre consentito, sulle spiagge e sulle aree demaniali, introdurre alimenti specifici e/o dispositivi medici di emergenza negli opportuni contenitori (es. borse termiche) nonché consumare alimenti/bevande, anche se non acquistati in loco». Ad essere vietato, invece, è «accendere fuochi o fare uso di fornelli ed allestire pic-nic con tavolini e sedie in aree non allo scopo riservate».
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