L’affitto costa troppo per lo stipendio da insegnante: in 80 rinunciano a trasferirsi per un posto fisso a Modena
Meglio restare precari nella propria città, piuttosto che accettare un posto da docente che in breve si sarebbe trasformato in ruolo con un contratto a tempo indeterminato, ma dovendo affrontare le spese da fuorisede. È la scelta fatta da 80 insegnati che hanno rifiutato l’offerta per un posto da insegnante di sostegno nelle scuole primarie della provincia di Modena, dopo la chiamata diretta per le immissioni in ruolo degli insegnati residenti in province diverse da quella modenese. Come riporta la Gazzetta di Modena, è l’esito emerso dalla chiusura di venerdì scorso della procedura per la «mini call veloce», che per la prima volta quest’anno a livello nazionale ha riguardato gli insegnanti specializzati nel sostegno.
L’obiettivo della chiamata veloce a circa un mese dall’inizio dell’anno scolastico era quello di coprire in tutto 232 posti nel Modenese, di cui 20 per le scuole di infanzia, 121 per le primarie e 91 per le medie, mentre per le superiori non c’erano posti disponibili. Chi accetta il trasferimento entra in ruolo all’inizio con un contratto a tempo determinato e dopo un periodo di prova passa all’indeterminato. Per le scuole dell’inflazione e le superiori di primo grado sono stati coperti tutti i 111 posti a disposizione. Ma per le scuole elementari 80 posti sono rimasti scoperti, lasciando spazio ora alla disponibilità eventuale dei precari in graduatoria in provincia di Modena.
Sui forum e le chat del mondo della scuola le discussioni hanno fatto man mano emergere i motivi dietro il rifiuto dei trasferimenti, secondo quanto raccolto dalla Gazzetta di Modena. L’ostacolo più importante per la maggior parte degli insegnati residenti fuori dalla provincia di Modena sarebbe stato il costo dell’affitto, in rapporto con lo stipendio che avrebbero percepito. Complicato prendere una casa in affitto considerando lo stipendio medio inferiore a 1.400 euro per chi è appena entrato in ruolo. Perciò in tanti hanno preferito restare precari, ma a casa propria, prevalentemente al Sud, dove vive buona parte dei rinunciatari, spaventati dal costo della vita nella città emiliana.
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