Le compagnie aeree contro il decreto sul caro-voli si rivolgono all’Ue: «Violano i nostri diritti». La risposta: «Esamineremo la lettera»
La Commissione Ue conferma di aver ricevuto la lettera dell’associazione delle compagnie aeree europee Airlines for Europe in cui si chiede di valutare il decreto Asset e Investimenti contro il caro-voli. «La stiamo esaminando», afferma un portavoce dell’esecutivo comunitario. Per il resto, ribadisce la posizione già espressa sul decreto: «I servizi della Commissione hanno contattato le autorità italiane e si aspettano di ricevere informazioni più dettagliate sul contenuto della misura in questione», dice. «La Commissione sostiene le misure volte a promuovere la connettività a prezzi accessibili, purché in linea con le norme del mercato interno dell’Ue».
La rabbia delle compagnie aeree
Cresce la rabbia delle compagnie aree contro il decreto del governo Meloni che limita le tariffe aeree. Affilano le armi e si rivolgono alla Commissione Europea in modo tale da «chiarire con l’Italia se questo intervento abbia impatto sul mercato del trasporto aereo libero e deregolamentato in Europa». È quanto si legge in una lettera dell’associazione europea di categoria Airlines for Europe, citata dal Financial Times. Sono preoccupate e temono che le nuove normative passate nell’ultimo Consiglio dei Ministri possano «costituire un precedente e portare a un effetto domino». A loro dire, limitare le tariffe «violerebbe i diritti delle compagnie di competere dove possibile, fissare i prezzi e definire i servizi come meglio credono».
I passi dell’Ue
La scorsa settimana, la Commissione ha fatto sapere di aver già chiesto chiarimenti a Roma evidenziando come le misure previste dal decreto contro il caro-voli siano potenzialmente inefficaci per l’obiettivo di raggiungere prezzi accessibili. «La concorrenza sostenibile con una libera fissazione dei prezzi è di solito il miglior garante di prezzi accessibili nel mercato dei trasporti Ue di grande successo e liberalizzato», ha dichiarato il commissario Adalbert Jahnz. All’indomani dell’approvazione del decreto Asset, Ryanair era andata su tutte le furie definendo la parte sul caro voli «ridicola e illegale» e auspicando che fosse «cancellata perché in netto contrasto con il regolamento 1008 dell’Unione europea che lascia le compagnie libere di fissare i prezzi».
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