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Cristina Seymandi la lettera durissima a Massimo Segre: «Tutto programmato, l’anello era sparito. Una vendetta per umiliarmi»

16 Agosto 2023 - 23:49 Redazione
La risposta dell'imprenditrice all'ex compagno che ha difeso la scelta di rompere la loro relazione durante la festa prematrimoniale con alcuni amici

Arriva la risposta di Cristina Seymandi alla lettera del suo ex fidanzato Massimo Segre inviata a La Stampa il 15 agosto, in cui il banchiere difendeva la sua decisione di rompere il fidanzamento in quel modo plateale durante una festa pre-matrimoniale tra amici a Torino. Una scena immortalata da un video sulla cui diffusione il Garante della Privacy ha avviato un’indagine. Al Corriere della Sera, Seymandi scrive: «Rompo il mio riserbo, dopo giornate di disagio che mi hanno molto provata. Ieri mattina (il 15 agosto, ndr) ho potuto leggere una lettera di Massimo Segre rivolta al direttore di un quotidiano, dove, per l’ennesima volta, la mia vita e il nostro comune percorso insieme erano messe in evidenza a tutta pagina, sulla cronaca nazionale, mescolate, nell’articolo, con la pubblicità per le future iniziative imprenditoriali delle aziende del mio ex compagno (iniziative alle quali peraltro lavoravamo insieme da anni)».

L’imprenditrice accusa Segre di aver parlato parecchio di sé e sospetta che dietro quella difesa sulla scena teatrale ci fosse l’intenzione di «attirarsi le simpatie di qualcuno». A proposito dell’anelli di fidanzamento di sua madre: «il nostro anello – dice Seymandi – di cui non perde l’occasione di sottolineare il valore materiale specificandone le caratteristiche, anello al quale ero affezionatissima come ad una delle mie cose più care, misteriosamente sparito (guarda caso) da casa nostra 15 giorni prima di quella tristissima serata salita agli onori delle cronache, a riprova, forse, che c’è chi la vendetta la programma minuziosamente, e perversamente, con largo anticipo».

«Da che pulpito» aveva detto Seymandi davanti alle accuse di tradimento dell’ex compagno. E nella lettera rincara: «Massimo scrive, infine, che «l’amore dovrebbe essere una splendida esclusiva», affermazione che mi stupisce sentir pronunciare proprio da lui… ma sulla quale preferisco non soffermarmi, perché, a differenza di Massimo, io non sento di avere alcun diritto di erigermi nel contempo a giudice e boia degli eventuali errori delle persone con le quali percorro un pezzo di vita, che siano compagni, familiari o amici, emettendo un giudizio definitivo e applicando anche la massima pena, senza peraltro neppure un minimo di contradditorio».

Resteranno delusi secondo Seymandi i «mass-media che si aspettavano mie risposte piccate, repliche inacidite o addirittura vendette, così da alimentare il gossip estivo un’uscita dopo l’altra, saranno stati delusi: le parole chiave per me sono state, nell’immediato, “sconcerto” e “incredulità”, e, successivamente, “delusione”, “amarezza”, “dolore”». Seymandi poi spiega per quale motivo ha deciso di scrivere questa lettera, convinta che «le nostre miserabili storie di persone qualunque, travolte da un fatto che, complice il clima agostano, ha fatto parlare non solo tutta Italia, ma è apparso anche sulle cronache in Francia, Germania, Brasile e via discorrendo» non «siano davvero di interesse per i nostri concittadini, che forse hanno ben altri e seri problemi ai quali dedicare la loro attenzione».

A chi pensa di imitare il gesto di Segre, la donna lancia un appello in particolare «a tutti gli uomini e donne che in futuro si troveranno nella situazione di poter decidere se divulgare o no fatti privati di una persona, per vendetta, per voglia di riscatto o per “dare la propria versione dei fatti”, ponendo però inevitabilmente l’altro in una condizione di inferiorità, di umiliazione e di dover patire una violenza psicologica». Seymandi si interroga da «donna emotivamente risolta e professionalmente affermata», dopo «notti passate insonni», se la stessa situazione fosse capitata a «una ragazza o ragazzo di 20 anni, a una giovane donna o uomo per mille motivi più fragile di me, cosa sarebbe successo…? Al netto della retorica del “cavaliere senza paura che prende la parola in pubblico per riportare giustizia”, quale sarebbe stato l’impatto sulla vittima destinataria della gogna mediatica?».

Se da un lato dice di aver ricevuto diversi messaggi di solidarietà e stima da amici e colleghi, oltre che da sconosciuti sui social, dall’altro ammette anche di aver dovuto subire minacce e attacchi violenti, oltre che umiliazioni: «E non sono mancate aspre critiche anche da parte di donne. Non voglio drammatizzare – continua Seymandi – ma le cronache ci raccontano di persone in difficoltà che in situazioni di questo genere possono arrivare a gesti di autolesionismo o, nei casi peggiori, a togliersi la vita, non riuscendo a reagire a una umiliazione e diffamazione pubblica sui mass-media e tramite Social e web».

Seymandi invita ad «allargare lo sguardo, a ciò che il mio ex compagno probabilmente, complice l’ego, non vede: chi sta attorno a noi, il destinatario dello sfogo, chi patisce, soffre, non comprende il perché di tanta umiliazione in pubblico e sul web, e alle persone a quest’ultimo collegate, come i figli, che necessariamente ne patiranno le conseguenze. Soprattutto, la consapevolezza che se c’è una cosa, tra le tante, che questa vicenda ci insegna, allora è proprio questa: che la vendetta fine a sé stessa è una pessima consigliera». E poi si rivolge a chi ha esaltato la scelta di Segre: «se fosse capitato a voi, a vostra figlia o figlio, direste le stesse cose? Con un’ingenuità disarmante, crediamo alle parole di chi parla con tono pacato e camicia bianca elegante, senza conoscere nulla del suo passato, e per contro condanniamo per stereotipo il fatto che una donna più giovane stia con un uomo più maturo, presumendo lo faccia solo per interesse».

Nelle conclusioni, l’imprenditrice si dice convinta di «aver dato il massimo in questa relazione, e mi spiace molto, sinceramente, per il disagio che posso aver creato a Massimo Segre, se – come lui sostiene – non sono stata all’altezza delle sue aspettative come compagna, ma nel merito di questa triste vicenda – anche considerato il fatto di non aver avuto, per sua scelta, nessuna possibilità di confronto con lui, l’uomo con cui condividevo la mia quotidianità da 3 anni – non penso di aver altro da aggiungere».

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