La canzone dei Pink Floyd ricreata con l’attività del cervello umano e l’AI: «Così aiuteremo le persone che non riescono a parlare»
Un gruppo di scienziati è riuscito a ricreare una canzone dei Pink Floyd analizzando l’attività cerebrale umana di persone che ascoltavano quel brano. È quanto emerge dai risultati di uno studio, citato dal New York Times, che ha riprodotto Another Brick in the Wall (Part 1), con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, dal cervello di 29 pazienti affetti da epilessia all’Albany Medical Center nello Stato di New York. «Ora possiamo “ascoltare” il cervello e riprodurre la musica che una persona ha sentito», ha dichiarato Gerwin Schalk, il neuroscienziato a capo della raccolta dati della ricerca. Gli studiosi hanno, inoltre, individuato il punto nel lobo temporale del cervello che ha reagito quando i volontari hanno sentito le sedicesime note del groove di chitarra della canzone. E ritengono che questa particolare area possa essere coinvolta nella nostra percezione del ritmo.
A cosa serve questa ricerca
Questi risultati sono un grande passo per la creazione di dispositivi indirizzati alle persone che hanno malattie neurologiche che colpiscono la produzione vocale. La ricerca, infatti, si inserisce in un più ampio ramo scientifico che si occupa di estrarre parole dai segnali elettrici prodotti dal cervello delle persone con paralisi muscolare che tentano di parlare. L’obiettivo degli studi per nuovi dispositivi è che questi possano trasmettere non solo ciò che qualcuno sta cercando di dire, ma che conservino anche parte della musicalità, del ritmo e dell’emozione del discorso.
Leggi anche:
- Come raggiungere l’immortalità con la musica: il caso “The Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd
- L’omaggio di Milano a “The Dark Side of the Moon”: la copertina dell’album in piazza Duomo
- Francesca Michielin rassicura i fan dopo l’intervento: «È andata bene, ora recupero le energie per tornare a rockeggiare»