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Olio d’oliva a 13 euro al litro, boom dei prezzi di frutta e verdura. L’allarme sull’effetto clima: «Aumenti anche del 30%»

20 Agosto 2023 - 08:03 Redazione
Secondo le stime degli esperti i prezzi non diminuiranno prima dell'autunno 2024

Frutta, verdura, olio e semi, ma anche gli imballaggi. Sono questi i principali alimenti che stanno subendo un rialzo dei prezzi. Si parla – fa sapere Giorgio Scotti, presidente del Consorzio Produttori Ortofrutticoli di Milano – di «un 10-15% in più nei costi di produzione, ma quest’anno tanto ha fatto anche il clima: dalle grandinate al caldo che distrugge le piante e i prodotti a frutto che mancano un po’, come melanzane e cetrioli. Quest’ultimo fattore in particolare ha portato alle oscillazioni di prezzo che registriamo tutti, che si traduce alla fine in un 30% in più sul prezzo finale». E tra chi vende la frutta l’aumento è lampante. «I prezzi sono aumentati ovunque, i perini non troppo tempo fa costavano 20 centesimi al chilo ora se sei fortunato sono sui 50, lo stesso vale per le albicocche e le pesche oggi arrivate a 1 euro e 80 al chilo, poco tempo fa alcune erano almeno a 50 centesimi in meno», commenta un venditore del Mercato Agroalimentare di Milano al Corriere della Sera. Concorda un altro commerciante del milanese: «Le arance sono anche arrivate a 1 euro e 50». E così molti altri.

I danni del cambiamento climatico

A pesare molto sulla filiera sono anche i danni e gli effetti del cambiamento climatico. «A marzo e aprile pioveva sempre e le conseguenze le stiamo pagando adesso perché non siamo riusciti a piantare o raccogliere la stagione dei peperoni è arrivata in anticipo ed è finita la raccolta, l’anno scorso cominciavamo con questo prodotto a fine agosto. La nostra produzione di finocchi, spostandosi in vari territori italiani, prima durava tutto l’anno: questa è la prima volta che abbiamo tenuto il magazzino chiuso per due settimane per mancanza di materia prima», racconta il grossista e imprenditore Raffaele Annunziata. Fa notare poi come ad aumentare non sia solo il prezzo degli alimenti, ma anche quello degli imballaggi, e non solo: «Il costo della plastica è aumentato: ad esempio da 0,75 a cassetta quest’anno siamo arrivati a 1 euro e 12 centesimi, e il costo del trasporto è salito del 12%». Ogni costo aggiuntivo nei diversi settori della filiera finiscono poi a cascata sul prezzo del consumatore finale, e quindi sui nostri scontrini al mercato o al centro commerciale.

La situazione drammatica dell’olio d’oliva

A preoccupare nel vasto elenco dei prezzi vittime del carovita è soprattutto l’olio di oliva. Aumentato in queste settimane, è destinato a salire. I principali motivi – riporta Il Messaggero – sono: il governo spagnolo che prevede una disastrosa campagna olearia (-55% rispetto al 2022, 660.000 tonnellate contro 1,48 milioni); la Turchia, che è il secondo Paese produttore al mondo, che vieta fino a tutto novembre l’export del suo olio; e in Italia la giacenza di olio extra vergine di oliva si è ridotta a 52 mila tonnellate. I costi variano da regione a regione. Stando ai dati di Ismea – Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare – per l’olio extravergine si parla di 13,63 euro al litro a Firenze e 13,50 a Verona; 12,50 a Imperia; 11 a Chieti e Pescara; tra 9,18 e 9,40 a Perugia, Ragusa e Siena; 8,10 a Viterbo.

Idem per quelli dell’estero, che solitamente hanno prezzi inferiori: in Grecia si arriva a 8,45 per la varietà Creta e 8,25 per il Peloponneso; in Spagna di 8,50 per il più economico Andalucia; 7,80 per l’olio di Sfax in Tunisia e 7,50 a Meknès in Marocco. Prezzi che poi schizzeranno ancora a causa di inflazione e dei costi di logistica. Secondo le stime degli esperti i prezzi non diminuiranno prima dell’autunno 2024. E anche per l’olio un ruolo rilevante ce l’ha il cambiamento climatico. «I cambiamenti climatici – commenta Gianluca Boeri, presidente di Coldiretti Liguria – sono diventati strutturali e quindi dobbiamo alzare il livello di guardia e cambiare approccio nella gestione dell’olivo, che deve essere più razionale e sostenibile per superare l’altalena produttiva».

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