Allarme Sanità, i soldi che servono finiranno per «salvare il taglio del cuneo fiscale»
Oggi La Stampa getta un nuovo allarme sui fondi stanziati per la manovra. In particolare su quelli destinati alla sanità che, secondo il quotidiano, saranno decisamente meno per poter garantire il taglio del cuneo fiscale. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, era entrato in Via XX settembre con 4 miliardi di euro in richieste per estendere a tutti i medici gli incentivi riservati per ora solo a quelli dei pronto soccorso e che ne era uscito con la promessa che a quelle cifre non ci si poteva proprio arrivare, ma a 2,5-3 sì. E invece ora quei soldi l’ex rettore d Tor Vergata ora dovrà racimolarli andando a tagliare dentro il suo ministero. Sempre che ce ne siano ancora – sottolinea La Stampa – dopo 37 miliardi di tagli in 10 anni.
Nel mirino del ministero gli esami inutili e le troppe prescrizioni di medicine a carico del SSN
Nel mentre è stata smentita con forza dal Mef l’idea di introdurre una tassa sugli extraprofitti delle case farmaceutiche. Troppo anticostituzionale. Quindi si andrà a colpire chi fa esami senza urgenza. Da una ricognizione fatta dai tecnici del ministero della Salute risulta che almeno il 20% degli accertamenti prescritti nelle ricette a carico del Sistema sanitario nazionale (Ssn) sono inutili. Solo di risonanze in eccesso, per esempio, se ne conterebbero 700mila. L’ultima volta che si è deciso di metter una stretta agli esami ridondanti così come alla prescrizione di farmaci eccessiva è stato nel 2016, con il cosiddetto decreto Appropriatezza, che per 203 prestazioni dava indicazioni precise su quando dovessero essere prescritte a carico dello Stato e quando no. Al tempo ci fu un braccio di ferro tra camici bianchi e la Ministra Beatrice Lorenzin. Risultato? A luglio, a soli sette mesi dal suo varo, il decreto Appropriatezza finisce in soffitta. Nei nuovi Livelli essenziali di assistenza diventano solo 40 le prestazioni soggette a limitazioni, cancellando poi le sanzioni a medici e manager di Asl e ospedali troppo “premurosi”.