Come i truffatori e i bufalari sfruttano le donne online
L’anonimato online è un argomento molto complesso. Risulta sacrosanto nel caso un regime imponga 15 anni di carcere per punire la libertà di espressione, come in Russia, dove il Cremlino blocca i media che parlano di guerra in Ucraina e non di “operazione speciale”. Tuttavia, il “diritto all’anonimato” viene meno nei casi in cui si compiono reati quali la truffa, minacce e stalking, giusto per citarne tre come esempi. C’è un metodo, utilizzato in particolar modo dai truffatori e dai bufalari, con il quale i malviventi sfruttano le donne online per agevolare le loro attività spesso illecite. Ecco una sintesi di come funziona e come, in qualche caso, è stato scoperto.
Nomi semplici e belle foto
In un articolo del 2019 avevamo trattato il caso dell’utente “Giulia Rossi”, nomi molto diffusi e tipicamente italiani. Il falso account aveva pubblicato un’immagine che annunciava la falsa morte di Alena Sudokova ottenendo oltre 10mila condivisioni in poche ore.
Non era l’unico contenuto falso e di propaganda condiviso dall’account. Tutti venivano ripresi da uomini convinti che dietro la pubblicazione vi fosse la bella ragazza nella foto profilo. Non mancavano i complimenti e domande tipiche come «Di dove sei?» o «Ci possiamo incontrare?».
L’attrazione sessuale
L’account Facebook di “Greta Filogamo” pubblica il suo primo post il 9 aprile 2022 condividendo il post di Toni Capuozzo sulla strage di Bucha. L’intervento metteva in dubbio la responsabilità russa. Nel secondo post condivide di un articolo di Byoblu. La timeline prosegue con altri contenuti anti ucraini, animalisti e sulla pandemia non tanto seguiti dagli altri utenti.
Il 29 luglio 2022 vengono caricate una foto profilo e una foto di copertina raffiguranti una donna, ottenendo oltre 50 commenti e oltre 290 reazioni. Sei stupenda e sensuale scrive l’utente Filippo, senza sapere che la donna ritratta non si chiama affatto “Greta Filogamo”.
Basta una semplice ricerca per immagini per scoprire che la donna ritratta è una pornostar nota con il nome di “Mandy Flores”. Questo furto di identità ha dato i suoi frutti ottenendo finalmente delle reazioni e commenti nei post No Vax, sulla pandemia, sull’immigrazione e sull’Ucraina in favore della Russia. Ogni tanto, però, il gestore dell’account pubblica altre foto della pornostar per attirare ulteriore pubblico e per far credere che sia il profilo sia autentico e appartenente a una bella ragazza.
L’account ricorda molto quello della fantomatica “Lara Pedroni“, creato nel 2018 rubando l’identità di una modella britannica e diffondendo bufale confezionate ad arte contro personaggi ed esponenti politici italiani. Il metodo era molto simile, infatti venivano ogni tanto pubblicati dei post “erotici” per attirare e consolidare i “seguaci”.
L’apparenza inganna
In un precedente articolo abbiamo trattato la truffa dei falsi esperti che vi promettono di recuperare gli account hackerati su Facebook e Instagram. Uno dei profili dei truffatori era del tutto al femminile, dove venivano sfruttate le foto e le riprese video di una giovane ragazza amante dell’informatica, tutte rubate dal suo account Instagram “joeel56 Webdeveloper“.
Come nei casi precedenti, il delinquente cerca di attirare le persone pubblicando le foto più attraenti della ragazza ottenendo qualche complimenti dai “soliti utenti”. Poi, però, nel contattarlo commette il più classico degli errori parlando di se al maschile e al femminile, bruciandosi subito la “copertura”.
Le false collaboratrici
Parliamo di Sabrina Valleverde, di Pamela Borromeo e di Francesca Molinari. Tutti profili e identità fasulle, creati utilizzando la foto di una ragazza bulgara, gestiti da una stessa persona: l’impostore Alessandro Proto, noto in passato per l’invio ai media di comunicati stampa per far passare per vere delle fantomatiche operazioni finanziarie. Alcune mail, inviate dal suo indirizzo, riportavano le firme delle sue fantomatiche collaboratrici. Proto venne poi arrestato nel 2019 con l’accusa di aver truffato una donna malata di tumore.
C’è un altro tipo di “false collaboratrici”. Nel 2019 un falso ginecologo, intenzionato ad attirare giovani ragazze nel suo “studio”, sfruttò diversi account falsi creati rubando l’identità delle giovani coetanee delle vittime. Come spiegato all’epoca dal dirigente del commissariato di Monza, Angelo Re, il malintenzionato aveva creato una sua rete di pazienti «fake» per rendersi credibile agli occhi delle ragazze reali.
Gli attacchi contro terzi
In alcuni casi, alcuni malintenzionati sfruttano la figura femminile per creare account dedicati agli attacchi contro terzi. Citiamo l’esempio di Vanitosa (o @Vanitosa95), che si presentava su Twitter/X come una “ragazza acqua e sapone” e “bisessuale”, usato dal suo creatore per augurare la morte a Roberto Saviano, Matteo Renzi, Chef Rubio ed Emma Marrone.
L’utilizzo dell’identità altrui non serve soltanto per nascondersi. Alcuni uomini sfruttano la figura femminile per difendersi da eventuali reazioni da parte delle loro vittime o dei loro amici. Il malfattore, infatti, coglierà l’occasione di porsi come vittima accusando gli altri di maschilismo o di bullismo di gruppo contro una “giovane ragazza indifesa”.
Cosa rischiano le donne delle foto
Un rischio ulteriore vedrebbe le donne presenti nelle foto e nei video utilizzati per i falsi account accusate ingiustamente di compiere reato. Attraverso le ricerche per immagini, qualcuno potrebbe scovare i loro reali account per poi accusarle di utilizzarne altri per compiere reati. Sembrerà stupido, ma potrebbe capitare che le autorità indaghino proprio su di loro a seguito di una denuncia con accuse infondate. Coloro che subiscono un furto di identità è bene che denuncino quanto prima l’illecito al fine di tutelarsi.
Ecco perché i delinquenti sfruttano le donne online per le loro attività, e molti ci cascano.
Immagine di copertina generata con l’Intelligenza Artificiale.
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