Bimbo morto risucchiato in piscina, l’accusa del bagnino: «La grata non c’era per fare in fretta: non volevano pagarci gli straordinari»
«Ci dicevano di sbrigarci perché non volevano pagare gli straordinari. La piscina doveva essere vuota entro le otto. Per questo non c’era la grata. Così finivamo prima». A rivelarlo è uno dei due bagnini delle Terme di Cretone dove è morto il piccolo Stephan di 8 anni dopo essere stato risucchiato dallo scarico della piscina durante lo svuotamento dell’acqua. Nel corso dei sopralluoghi che le autorità hanno effettuato nei giorni scorsi era emerso che nella struttura mancava la grata di sicurezza che avrebbe potuto salvare il bambino di origini russe. Il motivo non era chiaro, finché l’interrogatorio del bagnino – citato da la Repubblica – ha fatto emergere che potrebbe trattarsi di una mera questione di costi da tenere sotto controllo. Al momento, gli indagati per omicidio colposo sono quattro in tutto: i due amministratori e due bagnini, di cui uno appena maggiorenne.
Il racconto del bagnino: «La grata? Mai vista»
«Io quella grata non l’ho mai vista», ha detto il 18enne che aveva deciso di lavorare alle Terme per la stagione. «Sono sicuro che in acqua non c’era più nessuno quel pomeriggio. Erano tutti dietro la corda con cui veniva isolata l’area delle piscine per la fase dello svuotamento. Molta gente era già nell’area del bar che rimane aperta. Poi sono stato chiamato ad attivare il sistema di svuotamento e non ho visto cos’è successo», ha raccontato il 18enne. Ma il processo di svuotamento aveva delle direttive molto chiare dall’azienda: «Ogni giorno ci veniva detto di sbrigarci, perché se avessimo finito dopo le otto avrebbero dovuto pagarci gli straordinari». La versione del bagnino è stata confermata anche dalle testimonianze di altri dipendenti della struttura.
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