Le teorie e la spiegazione sugli alberi “risparmiati” dagli incendi a Maui
Gli incendi recentemente verificatisi alle Hawaii, i più letali nella storia dell’arcipelago, continuano a generare disinformazione. Un caso in particolare, che sta alimentando le teorie del complotto di un evento intenzionale, vede degli alberi “risparmiati” dagli incendi a Maui. Ma non si tratta di stregoneria: questa apparente anomalia può in realtà avere spiegazioni razionali, che poggiano su basi scientifiche.
Per chi ha fretta
- Molti alberi hanno preso fuoco, come il secolare grande albero di Banyan a Lahaina.
- La differenza tra le case e gli alberi dipende dal contenuto di umidità, il tempo di residenza del fuoco (ovvero quanto tempo una particella di combustibile trascorre in una fiamma) e la composizione chimica.
- Non è così strano, considerando questi fattori, che alcuni alberi locali sembrino in grado di «resistere» alle fiamme
Analisi
La narrazione circola sotto forma non solo di foto ma anche di video, come dimostra ad esempio questa condivisione dove leggiamo il seguente commento: «…case bruciate e alberi intatti?».
L’albero secolare
Le fiamme non hanno divorato solo case e negozi, ma anche la vegetazione locale: ad esempio ha fatto scalpore il caso del grande albero di Banyan a Lahaina, vecchio di 150 anni, che potrebbe essere stato compromesso per sempre dal fuoco. Che poi alcune piante siano state risparmiate, è un altro discorso che ha una spiegazione razionale.
Perché alcune piante sono state “risparmiate”
Ernesto Alvarado, professore associato di ricerca presso la School of Environmental and Forest Sciences dell’Università di Washington, ha spiegato all’Afp: «C’è una spiegazione fisica per cui i tronchi e i grandi rami degli alberi non bruciano e perché le case lo fanno. Ha a che fare con il contenuto di umidità, il tempo di residenza del fuoco (ovvero quanto tempo una particella di combustibile trascorre in una fiamma) e la composizione chimica». Per giunta alcuni alberi originari di Maui, incluso il mamane, hanno proprietà resistenti al fuoco.
«Molti alberi tropicali come quelli che crescono alle Hawaii hanno spesso un contenuto d’acqua molto elevato, il che significa che hanno meno probabilità di bruciare anche quando è secco rispetto all’erba e tutte le case e le strutture in legno secco sono spesso costruite per questo», ha spiegato Camille Stevens-Rumann, vicedirettrice della ricerca ecologica e del monitoraggio presso il Colorado Forest Restoration Institute. Courtney Peterson, specialista in adattamento climatico presso la Colorado State University, ha aggiunto che a differenza degli alberi, le case hanno «molti angoli e fessure su cui le braci portate dal vento possono atterrare e incendiarsi, dal tetto alle fondamenta».
Secondo quanto leggiamo sul portale National Forest Foundation:
Le piante hanno un netto svantaggio, rispetto agli animali, di fronte agli incendi. Non possono correre, volare, strisciare o strisciare fuori dal percorso di un incendio. Ma si sono adattati per sopravvivere e persino dipendere dal fuoco regolare. Dall’armatura di una spessa corteccia allo sviluppo di modi per proteggere i semi preziosi, gli alberi hanno sviluppato diversi affascinanti adattamenti in risposta a un prevedibile ritorno del fuoco.
Conclusioni
Cosa sappiamo sugli alberi “risparmiati” dagli incendi a Maui? Che non tutto brucia nella stessa maniera e alcuni materiali, o alberi, hanno particolari resistenze alle fiamme. Ecco perché le immagini provenienti dalle Hawaii non dovrebbero sorprenderci, ma soprattutto non sono una prova che dietro agli incendi ci sia una qualche sorta di “manina” che abbia selezionato precisi bersagli (tanto da lasciarne il segno).
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