La storia di Anita Pallara, la presidente di famiglie Sma a cui è stata negata un’escursione in barca (già pagata): «Quelli come te non li carichiamo»
Le era stato assicurato che avrebbe potuto trascorrere una giornata in barca con gli amici, ma al momento dell’imbarco le è stato negato l’accesso. Protagonista della vicenda è Anita Pallara, classe 1989, laureata in psicologia e presidente di famiglie Sma, l’associazione di genitori di persone con atrofia muscolare spinale. In un’intervista a la Repubblica, Pallara racconta quanto accaduto a Santa Maria di Leuca, in provincia di Lecce, dove aveva programmato un’escursione in barca con alcuni amici del posto: «Sono andata fisicamente al box informazioni due giorni prima con mia madre, e ho chiesto alla ragazza lì presente se la tratta era accessibile». La giovane, per sicurezza e memore di tante altre disavventure pregresse, ha precisato che si può muovere unicamente su una «carrozzina elettrica e pesante, non richiudibile». Pallara è stata rassicurata e le è stato detto che non vi sarebbero stati problemi, tant’è che ha prenotato anticipatamente i biglietti: 25 euro l’uno e senza sconto per persone con disabilità.
Ma al momento dell’imbarco tutto è andato diversamente da quanto le era stato assicurato. L’imbarcazione non risultava accessibile: «C’era una rampa, ma poi c’erano i gradini». Una barriera superabile, non fosse che alla sua richiesta di spiegazioni è intervenuto il capitano che, come spiegato da Pallara, «è stato molto sgarbato, ha detto che lui i disabili li carica, ma non quelli come me: il trattamento è stato molto brutto». Una situazione che ha lasciato tanta amarezza e delusione, anche perché avvenuta davanti agli occhi di due bambine, figlie degli amici con cui Pallara avrebbe dovuto trascorrere una piacevole giornata di vacanza: «Era una cosa bella da fare insieme, e ritrovarci a non poterla fare è stato brutto», ha raccontato. Dopo un’accesa discussione c’è stato il rimborso dei biglietti, ma poco cambia la sostanza delle cose, delle barriere architettoniche e del trattamento subìto. E Pallara conclude: «Il turismo va fatto se lo sai fare altrimenti non si fa».
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