Giulia Tramontano, la nuova scoperta sulle ricerche di Impagnatiello: «Come uccidere un feto col veleno»
Proseguono le indagini sull’omicidio di Giulia Tramontano e il piccolo Thiago che portava in grembo. Gli inquirenti hanno scoperto che Alessandro Impagnatiello aveva fatto diverse ricerche sul web su come uccidere e nascondere il cadavere della fidanzata già alcuni giorni prima di ucciderla con 39 coltellate. L’ex barman più volte ha negato la premeditazione dell’omicidio. Come riporta Il Giorno, dagli ultimi sviluppi sulle analisi degli investigatori è emerso che il 30enne ha cercato informazioni non solo «come uccidere un essere umano con veleno per topi», ma anche «come uccidere una donna incinta con il veleno» e «come avvelenare un feto». Secondo le ipotesi degli inquirenti, il 30 voleva uccidere la compagna ma soprattutto il bambino che portava in grembo, considerato un “ostacolo” per la sua nuova relazione. Gli inquirenti sospettano che Impagnatiello possa aver somministrato del veleno all’ex compagna in modo da uccidere il figlio, prima dell’aggressione. Secondo i magistrati nel computer del barman ci sono tracce inequivocabili della sua volontà omicida. Nel frattempo prosegue il lavoro dei medici legali, che su incarico della procura di Milano, stanno cercando quelle risposte che andranno a completare il quadro delle accuse nel processo nei confronti di Impagnatiello.
Gli esami del Ris sui reperti
Nelle prossime settimane i periti dovranno stilare la relazione sul presunto utilizzo del veleno che il 30enne avrebbe somministrato all’ex compagna, e che sarebbe stato assorbito anche dal feto, aggravando le accuse di premeditazione dell’omicidio. Tra gli altri nodi da sciogliere c’è quello sui presunti aiuti ricevuti dal 30enne durante l’omicidio. Secondo le analisi condotte sul cellophane che avvolgeva il corpo di Tramontano, è stato isolato e prelevato un capello su cui i carabinieri del Ris di Parma eseguiranno il test del Dna, per escludere il coinvolgimento di altre persone oltre a Impagnatiello. Gli investigatori, al momento, hanno escluso che la madre di Impagnatiello abbia aiutato il figlio. Ma non solo. Oltre al Dna del capello, gli inquirenti intendono individuare anche il momento della morte della giovane e capire se è morta dopo la prima coltellata o dopo le successive: un dettaglio che servirà a delineare l’eventuale aggravante della crudeltà nell’omicidio. Altri accertamenti riguarderanno i materiali usati da Impagnatiello per occultare il cadavere. I carabinieri del Ris inoltre analizzeranno i reperti biologici trovati nell’abitazione in cui è avvenuto l’omicidio.
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