I punti oscuri sulla morte di Prigozhin: i due estranei sul jet prima dello schianto, le urla di Putin nell’ultimo faccia a faccia
È stato sabotato l’aereo precipitato lo scorso 23 agosto su cui viaggiava Yevgeny Prigozhin insieme ad altri membri della sua organizzazione? E il fondatore stesso del gruppo Wagner era presente sul velivolo? Sono tante le domande senza risposta. La tesi più accreditata, al momento, è quella del sabotaggio con una bomba a bordo nascosta nella cambusa e fatta deflagrare durante il volo, ma sarà l’inchiesta – se condotta con tutti gli elementi a disposizione, in particolare le scatole nere – a chiarire quanto accaduto. In qualsiasi caso, dopo l’incidente sono emerse diverse anomalie nei giorni precedenti all’esplosione. Come riporta il Moskovsky Komsomolets il velivolo ha fatto sosta a Sheremetyevo per riparare il frigo-bar a bordo e il freno del carrello del jet executive RA02795. E poche ore prima dell’ultimo volo, il pilota Rustan Karimov avrebbe fatto salire a bordo del velivolo per circa un’ora un uomo e una donna, apparentemente interessati all’acquisto dell’aereo, in vendita per 5 milioni di dollari. C’è poi la figura di Sergey Kitrash, ingegnere della Mnt Aero, società proprietaria del velivolo: l’uomo sarebbe stato presente in tutte le occasioni in cui il velivolo è stato riparato. Sospetti aleggiano anche sul responsabile della sicurezza del velivolo e vicedirettore dell’Anm, Sergei Shtyrkov, a cui sarebbe stato promesso un ruolo più alto nella compagnia di aviazione statale russa Atm.
I comportamenti anomali di Prigozhin e la lite con Putin
A ciò si aggiungono i comportamenti più recenti di Prigozhin: il capo dei mercenari sempre più spesso cambiava all’improvviso orari e destinazioni dei suoi spostamenti (sempre più limitate da Mosca) e voleva essere certo che sul velivolo fossero presenti paracadute e armi nascoste. Malgrado la smentita ufficiale, il Cremlino viene ritenuto il più probabile mandante. Secondo gli analisti la morte di Prigozhin sarebbe stato un “messaggio” che il Cremlino avrebbe voluto mandare ad altri potenziali ribelli, ma anche per ristabilire l’immagine del proprio potere e della propria autorità. Secondo quanto riportato da Meduza, subito dopo il tentativo di assaltare il Cremlino, bloccatosi improvvisamente, tra Putin e Prigozhin ci sarebbe stato un incontro di tre ore in cui il presidente russo avrebbe inveito contro il capo dei mercenari, come già emerso da alcune indiscrezioni apparse sui media francesi lo scorso luglio. E anche lo stesso Prigozhin sembra aver mostrato sempre più diffidenza verso il Cremlino. In un video apparso nelle ultime sul canale Telegram, Prigozhin diceva: «Siamo a un punto di ebollizione. Io non mento, perciò meglio per loro uccidermi. Onestamente dico che la Russia è sull’orlo del disastro. Se i bulloni non vengono subito aggiustati, l’aereo si sgretolerà in aria».
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