Tajani, fuoco amico su Salvini in vista delle Europee: «L’Afd mi fa schifo, mai alleati con loro e Le Pen». Il leghista: «Meglio lei di Macron»
Che sia l’ultima uscita pubblica dell’estate o l’«antipasto» della rentrée della politica, che torna a incravattarsi da domani con il primo Consiglio dei ministri dopo la pausa, l’affondo serale di Antonio Tajani è destinato a lasciare il segno. In casa Lega, s’intende. Se è vero che la «stagione» 2023/24 alle porte, per la politica, coinciderà con la lunga marcia d’avvicinamento alle elezioni europee (giugno 2024), il leader di Forza Italia sembra voler mettere paletti chiari, anzi chiarissimi, su cosa dovrà succedere, e non, nella politica Ue. «Sono stato 30 anni in Europa e credo di conoscere in Italia meglio di chiunque altro quello che succede a Bruxelles – ha spiegato Tajani, già Commissario Ue e presidente del Parlamento europeo – al festival “La Piazza”: è impossibile che si crei una maggioranza all’interno delle istituzioni europee alla quale partecipino Afd e il partito della signora Le Pen». Ossia che includa due tra i principali alleati europei della Lega di Matteo Salvini, a sua volta alleata a Roma del partito orfano di Silvio Berlusconi. Tajani, che da poche settimane ne ha preso ufficialmente l’eredità politica, sembra voler mettere i puntini sulle i sulle credenziali moderate del partito, in Italia e non solo. «Non sono per escludere Salvini, non c’è un giudizio cosi duro nei suoi confronti ma l’unica maggioranza possibile alla sinistra è quella tra popolari, liberali e conservatori», ha proseguito Tajani. Che sugli alleati tedeschi del Carroccio, ha speso poi parole pesantissime: «Io provo disgusto quando un leader politico, mi riferisco al leader di Afd, dice che i bambini disabili non possono stare in classe con gli altri – ha detto ancora Tajani alla kermesse di Affaritaliani – Mi fa schifo sentire queste cose di sapore nazista. Questo è ciò che penso,
non esistono esseri superiori o inferiori. Non farò mai un patto con loro».
Le repliche al veleno di Salvini
Dopo le scaramucce dei giorni scorsi sulla gestione (e possibile liberalizzazione) dei porti italiani, quella di Tajani è stata dunque di fatto una nuova bordata politica a Salvini. Che non ha tardato a replicare, dallo stesso palco pugliese: «Se vogliamo cambiare le cose, il centrodestra deve essere unito anche in Europa, perché se cominciamo a dire i francesi no, gli austriaci no, i tedeschi no, gli olandesi no, significa spalancare le porte a un altro inciucio popolari-socialisti in Ue», ha detto il vicepremier a La Piazza. «Preferisco la serietà della Le Pen alle politiche di Macron e dei socialisti europei», la chiosa (che ha evitato accuratamente di toccare il tasto Afd/neonazismo). Salvini ha colto l’occasione per tornare anche sull’altro tema che lo ha visto duellare a distanza con Tajani nei giorni scorsi, la proposta lanciato dal ministro degli Esteri nel weekend di aprire un percorso di liberalizzazioni dei porti italiani. «Ci sono già presenze cinesi in porti europei, prima di spalancare le porte a chi ci vede terra di conquista starei attento», ha avvertito velenoso Salvini. Tra i due vicepremier, al rientro dalle vacanze agostane, si respira aria di dura competizione. E Meloni, alla vigilia della rentrée di governo, deve scegliere come posizionarsi.
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