Caivano, ci sono altri video nei cellulari degli indagati. Alcune violenze compiute a due passi dalla sede della polizia municipale
Ci sono dei video, spiega oggi il Messaggero, sulle violenze di Caivano a danno delle due cuginette. Una decina di filmati. Uno di questi, un atto di autoerotismo compiuto da una delle due vittime, sarebbe stato visto dal genitore di uno dei minorenni indagati, pochi istanti prima che scattasse il sequestro del cellulare. Per ora, precisa la testata, non c’è nessuna conferma, nessuno commento dagli inquirenti sulla presenza o meno di queste immagini. Se la circostanza venisse accertata, bisognerà capire se quanto ripreso con il cellulare dalla ragazzina è stato indotto da minacce o se la minore abbai agito dietro un pagamento degli aguzzini, pochi soldi, magari una ricarica per il telefonino. La bambina è ancora una volta vittima inconsapevole del branco.
Minacce ai giornalisti, si indaga su dieci cellulari
Sono dieci i cellulari su cui gli inquirenti stanno svolgendo accertamenti tecnici. Otto appartengono a minorenni, due a maggiorenni. Alcune violenz, riporta il Messaggero, sarebbero avvenute all’ex centro sportivo “Delphinia” e altre nella villa comunale di Caivano, intitolata ai giudici Falcone e Borsellino, a pochi passi dalla sede della polizia municipale. La tensione rimane alta nella zona del parco verde di Caivano. Ieri pomeriggio una troupe della Rai e i giornalisti de Il Mattino e la Repubblica sono stati minacciati mentre si trovavano davanti alla sede dell’associazione “Un’infanzia da vivere”, fondata da Bruno Mazza. L’aggressore, un cinquantenne, identificato dai carabinieri della compagnia di Caivano diretta dal capitano Antonio Maria Cavallo, si è materializzato a bordo di una Fiat Punto. Ha urlato: «Vi conosco a uno a uno, e ho i numeri di targa delle vostre auto. Ve ne dovete andare subito, perché mi avete ucciso la vita». Giovedì prossimo tutte le mamme che abitano nel rione manifesteranno sotto gli uffici degli assistenti sociali del Comune di Caivano, colpevoli a loro dire, di aver portato via le bambine.
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