I dubbi sull’incidente ferroviario di Brandizzo, giallo sulla frenata del treno: l’ipotesi del blackout nelle comunicazioni
Le immagini delle telecamere di videosorveglianza della stazione di Brandizzo potrebbero fornire dettagli cruciali per ricostruire le dinamica dell’incidente, in cui sono morti i cinque operai travolti dal treno regionale passato ad alta velocità, apparentemente senza accennare a una frenata, se non dopo aver passato la stazione, fermandosi a circa un chilometro. La pm Giulia Nicodemi che coordina le indagini per la procura di Ivrea ha disposto l’acquisizione dei primi filmati, a cui si aggiungeranno le informazioni raccolte dai rilievi di carabinieri e agenti della Polfer. L’indagine dovrà provare a dare una risposta su un incidente che appare inspiegabile per la sua gravità. Il treno regionale diretto a Torino viaggiava con 11 vagoni vuoti, che dovevano essere spostati. Era un movimento logistico e non commerciale, che comunque doveva essere segnalato.
Il convoglio è invece passato a circa 160 chilometri orari intorno alle 23.50 attraversando la stazione di Brandizzo sul binario 1, dove si trovava la squadra di operai impegnata nella sostituzione di alcune rotaie. Indicazioni preziose dovrebbero arrivare anche dall’esame delle comunicazioni, che siano documenti e fonogrammi che, ricorda il Corriere della Sera, forniscono ai macchinisti alla guida del treno informazioni sullo stato dei binari, sull’orientamento dei cambi e sulla presenza o meno di lavori di manutenzione. Il sospetto degli inquirenti è che ci sia stato quindi un sorprendente difetto di comunicazione: la presenza del cantiere non sarebbe stata nota al macchinista del treno regionale, finito in ospedale sotto shock. Potrebbe essere lui stesso a chiarire cosa sia avvenuto in quei pochi attimi, appena gli inquirenti riusciranno a sentirlo.
Il nulla osta e le comunicazioni tra impresa ed Rfi
Ci sarà anche un’indagine interna a Rfi per chiarire la dinamica che ha portato all’incidente in cui sono morti i cinque operai a Brandizzo. A proposito della possibile falla nelle comunicazioni con il macchinista del treno, Rfi chiarisce: «Gli interventi di manutenzione ferroviaria, quali quelli previsti sulla linea Torino-Milano la notte scorsa (manutenzione dell’armamento), che Rfi affida anche a imprese esterne qualificate e certificate, si eseguono come previsto dalla procedura in assenza di circolazione dei treni. Il cantiere può essere attivato quindi, soltanto dopo che il responsabile della squadra operativa del cantiere, in questo caso dell’impresa, ha ricevuto il nulla osta formale ad operare in esito all’interruzione concessa, da parte del personale abilitato di Rfi. Gli accertamenti a cura della società previsti dalla normativa vigente hanno l’obiettivo di ricostruire le cause dell’evento e la verifica del rispetto delle procedure di sicurezza vigenti». Stando ai primi accertamenti della Polfer, il passaggio del treno sarebbe stato regolarmente autorizzato. Ed è quindi possibile che non ci fosse alcun “nulla osta” che avesse autorizzato la ditta a svolgere i lavori in quel momento.
La certificazione scaduta
Secondo quanto riporta Repubblica, inoltre, risulta che la certificazione relativa alla sicurezza sul lavoro mostrata sul sito dell’azienda Sigifer è scaduta lo scorso 27 luglio. Una prima certificazione ‘UNI ISO 45001:2018’ è la numero 29442 ed è stata rilasciata da una società appartenente alla Cisq, e ha una ultima emissione il 28 luglio del 2020 e una scadenza il 27 luglio 2023. Poi è presente un secondo certificato, dal numero IT-119334, che ha le stesse date di ultima emissione e di scadenza.