Castrazione chimica per i casi di stupro, la Lega insiste: «I tempi sono maturi per passare i fatti»
La Lega insiste sull’idea di introdurre la castrazione chimica a chi viene condannato per violenza sessuale. «I tempi sono maturi per passare dalle parole ai fatti. Già depositata al Senato, ha tre obiettivi: sicurezza delle donne, prevenzione di nuovi reati e cura dei soggetti che, dichiarati pericolosi dai giudici, si sottopongano a un percorso», scrivono in una nota. «La mettiamo a disposizione delle forze politiche di buonsenso e confidiamo che si trovi la sintesi migliore. Sia chiaro: non è prevista alcuna violazione dei diritti delle persone. La castrazione chimica si applicherà sotto controllo medico ed è già in vigore in tredici Paesi europei, fra cui Francia e Germania», aggiungono.
Il disegno di legge
Il disegno di legge della Lega prevede infatti il trattamento farmacologico di blocco androgenico totale. A decidere se somministrare o meno il trattamento dovrà essere il giudice, ma se si tratta di una recidiva scatterebbe in automatico. La proposta è tornata nei dibattiti dopo gli stupri di Palermo e Caivano, ma è tema storicamente sostenuto dai partiti di centrodestra. Già nel 2018 Fratelli d’Italia presentò un emendamento al decreto sicurezza per chiedere di «introdurre la castrazione chimica per pedofili e stupratori recidivi, da applicare dopo la scarcerazione in aggiunta alle attuali pene previste». Si tratta, però, di una proposta che attira critiche da più parti. A partire dal Pd che è contrario a leggi punitive di questo tipo perché «se è vero che può fruttare un po’ di facile consenso politico, al tempo stesso non risolve assolutamente nulla. Serve, invece, educazione nelle scuole».
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