Il Superbonus e i condomini: il rischio di dover pagare nel 2024 e la proroga allo studio del governo
Anche se il Superbonus fa venire il “mal di pancia” al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti il governo lavora a un piano per salvare i lavori nei condomini. Mentre i crediti per i lavori arrivano a quota 146 miliardi l’esecutivo pensa a una nuova stretta. Ma salvaguardando i restauri delle palazzine. Anche perché, spiega oggi Il Messaggero, c’è un rischio. Dal primo gennaio 2024 la detrazione scende al 70%. Ma molti cantieri sono in ritardo e non riusciranno a completare i lavori entro il 31 dicembre. E quindi molti proprietari rischiano di ritrovarsi un conto da pagare. Per questo il governo pensa a una proroga. Ma con paletti rigidi. Come la richiesta di certificare l’avanzamento dei lavori almeno al 60%. Mentre verrebbero esclusi i condomini che non hanno ancora cominciato i lavori.
Paletti rigidi
Un filtro potrebbe arrivare anche sulla condizione soggettiva dei contribuenti. In modo da selezionare quelli in difficoltà. Intanto la proroga del decreto Omnibus per le villette è arrivata. I lavori in quei complessi potranno arrivare fino alla fine di dicembre, scavalcando la data dei 30 settembre. La possibilità di abbassare ulteriormente la percentuale è invece valutata con attenzione. Perché potrebbe tradursi in un’ulteriore difficoltà per il settore edilizio. Secondo il ministro il Superbonus «ingessa la politica economica, non lascia margine ad altri interventi». Nella prossima legge di bilancio la priorità sarà dunque data al taglio del cuneo, favorendo il più possibile il mondo del lavoro e le famiglie. Di spazi fiscali però al momento non ce ne sono molti: circa 4 miliardi in deficit, 1-2 miliardi dai risparmi dell’assegno unico, 2 miliardi dalla tassa sugli extraprofitti, 300 milioni dalla spending dei ministeri. Non molto di più.
La legge di bilancio
La revisione del patto di stabilità aiuterà rispetto alle vecchie regole, ma l’Italia, che chiede all’Europa di prendere atto del «quadro che sta mutando», vorrebbe poter scomputare alcune spese dal calcolo del disavanzo pubblico. Quelle per l’Ucraina per esempio, come ribadito dallo stesso Giorgetti, ma anche quelle per la transizione energetica, ha rilanciato Matteo Salvini. Qualche spazio in deficit in più permetterebbere probabilmente di dare risposte alle richieste politiche dei partiti, in primis sulle pensioni, ma anche dei ministri, a partire da quelle di Orazio Schillaci sulla sanità. A legislazione vigente il Fondo sanitario nazionale dovrebbe aumentare l’anno prossimo di circa 2 miliardi, ma il ministro ne chiede almeno 4. Sul debito, invece, un po’ di sollievo potrebbe arrivare dalle privatizzazioni, ma su Mps, che sembra offrire la prima occasione utile, il Mef non sembra avere fretta. E soprattutto «non si fa dettare i tempi da nessuno», ha chiarito ancora Giorgetti dopo l’accelerazione impressa ieri da Antonio Tajani.
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