Brandizzo, la famiglia di Laganà sul video del 22enne: «È la prova che lavoravano in modo pericoloso: e non era occasionale»
C’è il dispiacere per la diffusione del video, ma anche la convinzione che da quelle immagini emergano elementi utili per stabilire le responsabilità di quanto accaduto il 30 agosto notte a Brandizzo. Cinque operai di Borgo Vercelli sono stati travolti e uccisi da un treno mentre erano al lavoro sulle rotaie, a scampare alla strage solo il tecnico manutentore di Rfi Antonio Massa e il caposquadra Andrea Gibin. La più giovane delle vittime, Kevin Laganà, appena 22 anni, aveva registrato un video pochi minuti prima della tragedia. Un filmato mai pubblicato e rimasto nelle bozze di Instagram, trovato da un parente di Laganà che aveva accesso al profilo e condiviso con i magistrati. Nell’audio si sente Massa – non inquadrato ma la cui voce è stata riconosciuta dal fratello di Kevin, anche lui dipendente della Sigef – dire: «Ragazzi, cominciamo. Devono passare dei treni. Facciamo che quando arriva il treno io faccio un fischio e voi vi mettete di lato». Nonostante gli avvertimenti della dirigente di movimento di Rfi, Vincenza Repaci, sul rischio di mettersi al lavoro in quel momento. In audizione alle commissioni riunite Trasporti e lavoro della Camera dei Deputati l’ad di Rete ferroviaria italiana Gianpiero Strisciuglio ha assicurato che «il sistema di deroghe della compagnia non ammette deroghe, l’avvio dei lavori è tassativamente subordinato all’ottenimento dell’autorizzazione scritta all’interruzione della circolazione dei treni». Ma secondo i legali di Laganà, che difendono anche i parenti di un’altra vittima, Giuseppe Lombardo, il video recuperato nello smartphone del 22enne potrebbe portare a un’altra conclusione.
«Dubbi sulla sicurezza»
«Gli avvocati Enrico Calabrese e Marco Bona, difensori rispettivamente delle famiglie Laganà e Lombardo, in relazione al video diffuso nella giornata odierna da numerosi mass media intendono precisare che lo stesso era stato depositato presso la procura di Ivrea perché ritenuto un contributo importante per l’accertamento di eventuali responsabilità, e sono molto dispiaciuti che le immagini siano state divulgate a loro totale insaputa nonche all’insaputa della famiglia Laganà», scrivono in un comunicato stampa i legali, che poi aggiungono: «Quanto al merito (del video, ndr), si continua a ritenere il video assai utile alla ricostruzione della vicenda, posto che dalle immagini sembrerebbe emergere un modus operandi non occasionale con direttive impartite ai lavoratori assai pericolose per la sicurezza degli stessi. Il che fa sorgere dei dubbi anche sull’adeguatezza tecnica dei sistemi di comunicazione e di sicurezza. Sul punto e sulle relative indagini si ribadisce la totale fiducia nell’operato della procura di Ivrea».
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