Oscar Farinetti: «Vi spiego perché saranno i ventenni a salvare l’Italia»

L’imprenditore: «L’importante è credere in se stessi, smettere di pensare che la colpa sia sempre degli altri»

L’imprenditore Oscar Farinetti dice che saranno i ventenni a salvare l’Italia. Nell’intervista che rilascia al Corriere della Sera l’ex proprietario di Eataly che oggi investe nel vino dice che «in effetti il cambio climatico sta sconvolgendo anche il nostro mondo. Un tempo il barolo si faceva un anno sì e tre no. Ora dopo la pandemia si sono accumulati alcuni stock. Ma in futuro tutto il mondo berrà vino». Poi parla con Aldo Cazzullo del suo nuovo libro 10 mosse per affrontare il futuro. E aggiunge che i ventenni «sono una generazione straordinaria. Nati con la crisi: flessibili, capaci, pieni di idee e di entusiasmo».


Un paese che non può fallire

L’imprenditore dice che «non esiste un Paese ricco di biodiversità come l’Italia: una penisola lunga e stretta, con ghiacciai al Nord e vulcani attivi al Sud, al centro di un mare chiuso, con venti favorevoli. Un Paese così non può fallire». E aggiunge che «la Sicilia ce la farà. Oggi esporta solo l’1,9% dei prodotti agroalimentari italiani: è una percentuale che può soltanto crescere, perché i prodotti siciliani sono straordinari, a cominciare proprio dal vino. L’importante è credere in se stessi, smettere di pensare che la colpa sia sempre degli altri. I siciliani dicono: moviti fermu. Anche in piemontese ci sono proverbi che lodano l’immobilità. E il momento di cambiare. Dobbiamo recuperare la fiducia e la vergogna». E questo perché «da bambino mia mamma Bianca mi mandava a ritirare il latte, e non pagavo sull’unghia, la negoziante scriveva sul suo quaderno: Farinetti lire l00. Aveva fiducia che mia mamma pagasse. E mia mamma si sarebbe vergognata da morire a non pagare».


L’Italia e il Bangladesh

Spiega che il tasso di fiducia degli italiani è più basso di quello dei cittadini del Bangladesh: «Cos’ha più di noi? E più bello? Impossibile, noi abbiamo 55 siti patrimonio dell’umanità Unesco, siamo i primi al mondo, loro ne hanno tre. E più ricco? Il reddito pro-capite degli italiani è 14 volte quello dei bengalesi». Mentre «in Sicilia e in Campania il tasso di povertà ed esclusione sociale è attorno al 50% della popolazione. Qualcuno ha teorizzato la decrescita felice. Che non esiste. La decrescita è infelice per definizione. Intanto perché contraddice la natura umana, lo stimolo a migliorare la nostra vita che è il segreto dell’evoluzione dal “più grande uomo del Pleistocene” a oggi. E poi perché la storia insegna che il prezzo della decrescita ricade sempre sui più poveri. Il Bangladesh è un Paese giovane. Noi, con i giapponesi, siamo il popolo più vecchio al mondo. E meno male, ripeto, che abbiamo i ventenni».

Il patrimonio culturale

Infine, c’è la mancata valorizzazione del patrimonio culturale: «Lo penso ogni volta che andando dalle Langhe a Torino passo davanti al castello di Moncalieri. E magnifico. I Savoia ci hanno messo quattro secoli, dal Duecento al Seicento, a costruirlo. È perfettamente restaurato, ospita mostre di livello. Se fosse in Francia, sarebbe annunciato da decine di cartelloni: “Le magnifique château de Moncalieri…”». Invece? «Invece c’è qn unico, piccolo cartello sbiadito, sovrastato da una moltitudine di enormi cartelli verde brillante con la scritta: Controllo elettronico della velocità». Rispettare i limiti è importante. «Ma è importante che comportarsi bene, rispettare le regole, fare il proprio dovere sia percepito come figo. Come una condizione del successo, non la sua negazione. Evadi le tasse, porti la residenza all’estero? Non sei figo. Maltratti gli animali? Non sei figo».

Leggi anche: