Brandizzo, parla il padre del più giovane degli operai: «Kevin quella sera era in pensiero per Michael, l’altro collega poi travolto dal treno»
Non si dà pace, il papà di Kevin Laganà, la più giovane delle vittime della strage di Brandizzo, a cinque giorni dall’incidente ferroviario che gli ha portato via suo figlio 22enne, insieme ad altri quattro colleghi della ditta Sigifer di Borgo Vercelli. Massimo Laganà rompe il silenzio, parlando tra le lacrime all’inviata del Corriere della Sera, Giusi Fasano. «Era un ragazzo buono – dice ricordando suo figlio, che ancora fatica a credere non ci sia più – Si preoccupava per tutti e tutto. Era innamorato della vita. E la sera che è morto era in pensiero per Michael, uno dei ragazzi morti assieme a lui». Lo aveva visto giù di corda, racconta il papà, e si stava chiedendo come aiutarlo, quella sera prima di iniziare i lavori sui binari di Brandizzo. Anche se il suo ultimo messaggio era stato proprio per il padre: «Papà ti amo», gli aveva scritto su TikTok mezz’ora prima di morire. «È stato il suo addio per me – piange Massimo Laganà – adesso ascoltare la sua voce, vederlo, leggere quel che scriveva… coltellate». Era un legame davvero speciale il loro, e ora Laganà racconta perché: «Sono sempre stato io la madre, il padre, l’amico dei miei figli. Anche prima che sua madre se andasse con un altro uomo e ci abbandonasse. È stato quando lui aveva tre anni e Antonino, l’altro mio figlio, ne aveva sei. Ma siamo stati benissimo lo stesso. Io faccio il muratore, lavoro nell’azienda di mio fratello e ho potuto gestire gli orari di lavoro e la vita crescendoli senza difficoltà. Sono fiero di loro e le voglio dire che ci ha sempre uniti un’unica cosa: l’amore».
L’amore della gente per Kevin e quel maledetto risveglio
Laganà racconta anche di essere stato travolto dalle dimostrazioni di affetto e vicinanza, da quando si è sparsa la voce della scomparsa di Kevin. «La gente viene a portare fiori, biglietti, pupazzi, cuoricini, manifesti, palloncini. C’è sempre qualcuno anche di notte. Sono commosso da tanto amore per mio figlio ma per me è solo una conferma: se lo meritava, l’amore». Un amore che un giorno, non ha dubbi il padre, un giorno Kevin avrebbe trasmesso anche ai suoi, di figli: «Nel suo futuro più lontano c’era una famiglia, tanti figli, perché ha sempre amato i bambini». Straziante è poi il racconto affidato al Corriere di come i Laganà hanno saputo della morte di Kevin nell’incidente: «Dormivo. Hanno mandato alla mia compagna una pagina di giornale che parlava dell’incidente ma senza i nomi. È cominciata una girandola di telefonate con mio figlio Antonino che lavora pure lui per la stessa azienda di Kevin. Ha chiamato suo fratello ma nell’agitazione ha creduto di sentire la sua voce. Così io ho allungato un po’ di più la speranza. Ho pensato: l’incidente è stato prima, lui ha risposto… Forse era la segreteria telefonica o forse era lo choc. Alla fine Antonino ha parlato con l’azienda e gli hanno detto “Kevin non c’è più”».
Foto di copertina: Scritte e fiori sotto casa di Kevin Laganà, il più giovane dei cinque operai morti nella strage di Brandizzo – 1° settembre 2023 (Ansa / Roberto Maggio)
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