Brandizzo, il fratello di Kevin Laganà e il video prima della strage: «Quella frase servirà a portare giustizia e verità»
Il fratello di Kevin Laganà, morto nella strage di Brandizzo, dice che oggi andrà dai pubblici ministeri per dire la verità. Antonino Laganà lavora per la Sigifer e dice che il video prima della strage è una specie di eredità di Kevin. E che quel filmato fa in un certo senso giustizia. «Ha girato quelle immagini che gli mancava mezz’ora a morire, e quella stessa sera aveva mandato a mio padre il messaggio “ti amo”. Da una parte un testamento per far conoscere la verità, dall’altra un saluto per la persona che amava di più», sostiene Antonino in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Ieri la famiglia si era lamentata per la diffusione del filmato.
«Vi faccio un fischio, mettetevi di lato»
Nell’audio si sente Antonio Massa – non inquadrato ma la cui voce è stata riconosciuta dal fratello di Kevin, anche lui dipendente della Sigef – dire: «Ragazzi, cominciamo. Devono passare dei treni. Facciamo che quando arriva il treno io faccio un fischio e voi vi mettete di lato». La frase di Massa, secondo la famiglia Laganà, è la dimostrazione della prassi dei lavori di manutenzione della Sigifer. Che prevedeva esattamente di cominciare i lavori anche senza l’autorizzazione per avvantaggiarsi sui tempi, viste le penali esosissime che devono pagare le ditte che vincono gli appalti in caso di sforamento. Il filmato era rimasto nelle bozze del social network Instagram. Antonino è stato tra i primi a vederlo e a capire che poteva essere importante per le indagini. Ne ha parlato con Andrea Rubini della GesiGroup, società che si occupa di sinistri e risarcimento danni. L’ha guardato insieme al padre Massimo. Poi l’ha consegnato agli avvocati della famiglia Marco Bona ed Enrico Calabrese. Che lo hanno fatto avere alla procura. Ieri l’ha rivisto nei telegiornali. I legali sostengono che sia la prova di un modus operandi non occasionale.
Il collega
Antonino non vuole anticipare cosa dirà oggi ai magistrati che si occupano dell’indagine. «Ma ai giudici dirò la verità, come ho sempre fatto», precisa. Intanto Alessandro Varallo, collega di Laganà, parla oggi in un’intervista a Repubblica. E dice che il caposquadra Antonio Massa «era il primo a dirci di non andare sui binari. «È competente e responsabile ed è molto intelligente. Ha insegnato a lavorare a me e agli altri. Era il capo cantiere. Aveva preso una qualifica speciale per diventarlo, e non è facile. Mi spiace che sia rimasto coinvolto. Non si sarebbe mai aspettato che morissero tutti». Ma non sa dire cosa non abbia funzionato: «So solo che è successo qualcosa di molto anomalo. Quando si fanno questi lavori, ci affidiamo a Rfi. Nessun motivo di avere paura. Non ho mai sentito di uno che ti metta su un binario con un treno che passa a 100 all’ora».
«Non c’è ancora l’interruzione»
Riguardo la frase “Se dico treno, spostatevi”, Varallo dice di non aver «mai sentito una cosa così in sette anni. Quando eravamo sui binari, ci è sempre stata data la garanzia che o il treno passa e ci si sposta, ma in un certo orario che sappiamo, o se no, vuol dire che il treno non passa». Mentre Kevin, prima di morire, dice che “non c’è ancora l’interruzione”: «L’interruzione è l’ok che arriva con cui inizi a lavorare. Te lo dà la scorta, cui ci siamo sempre affidati. La scorta è la persona che sta lì e che, al di là del pezzo di carta che arriva, deve garantirti che il treno non passa». Ora Varallo si aspetta «che emerga la verità. Che chi ha sbagliato paghi. E che migliori la sicurezza per noi che lavoriamo».
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