Finite le ferie, la maggioranza ritorna al lavoro con il diesel: mancano i numeri sul dl Caldo in commissione
Il Parlamento sta tornando nel vivo delle sue attività. Terminata la pausa estiva, davanti a Montecitorio (e in parallelo al Senato), è ripreso il via vai di deputati e assistenti, giornalisti e agenti di scorta. Le ruote delle valigie sui sampietrini, qualche sirena dei mezzi di polizia. Un ritorno visivo e sonoro della politica nella Capitale, che si è svolto con alcune difficoltà per la maggioranza. La mattina del 6 settembre, in commissione Lavoro alla Camera, mancano alcuni parlamentari di centrodestra. Assenza decisive per far vincere alle opposizioni i voti relativi al dl Caldo, il provvedimento approvato dal governo lo scorso 26 luglio e che deve essere convertito in legge. La maggioranza non ha i numeri, quindi il presidente Walter Rizzetto, di Fratelli d’Italia, decide di sospendere i lavori. Viene interrotta così la votazione sull’emendamento presentato da Dario Carotenuto, del Movimento 5 stelle. Al rientro in commissione, Rizzetto non autorizza il riconteggio dei voti sull’emendamento che avrebbe visto andare sotto il centrodestra.
Colpa dei deputati ancora in ferie? Può darsi. Ma ciò che appare inusuale e anomalo è il modus operandi del presidente di commissione, raccontato dal deputato Arturo Scotto del Partito democratico. Ricostruzione riportata dall’Agi: «Al momento del voto sull’emendamento, Rizzetto ha preso la parola e ha ribattuto interloquendo sul merito con la maggioranza. Finito di parlare, il presidente ha chiesto una pausa tecnica. Dunque si è sospeso per non votare. In quel momento l’opposizione era sopra con i numeri. Abbiamo chiesto il riconteggio al rientro, che non ci è stato concesso. Quindi, abbiamo chiesto che si riunisse l’ufficio di presidenza, ma ci è stato negato anche quello».
Anche la capogruppo grillina in commissione Valentina Barzotti, denuncia pubblicamente l’accaduto: «La maggioranza è andata sotto in commissione Lavoro sul dl Caldo, l’ennesimo provvedimento arrivato alla Camera blindato. Circostanza che priva uno dei due rami del Parlamento di apportare modifiche migliorative, come quelle che erano oggetto dei nostri emendamenti che sono stati bocciati. Dopo il diniego al riconteggio dei voti su alcuni emendamenti, abbiamo chiesto l’immediata convocazione di un ufficio di presidenza, ma Rizzetto si è opposto. L’ennesimo atto di arroganza. Non sanno governare nemmeno loro stessi, figuriamoci se sono in grado di farlo con il Paese».