Covid, la variante Eris fa aumentare i casi. Il sottosegretario Gemmato: «Non generiamo allarmismo»
Si aggira come uno spettro, con l’aumento dei casi un po’ in tutte le regioni. La nuova ondata di Covid-19, con la variante Eris, è pericolosa? L’Italia, spiega la Repubblica, è risultato il secondo Paese per numero di nuovi infetti, ossia 26.998 (+81%), dal 31 luglio al 27 agosto scorsi rispetto alle quattro settimane precedenti. Negli Usa invece spopola la Pirola, con cui si è infettata la first lady Jill Biden. Nonostante la crescita della variante Covid Eris «ci avviciniamo all’autunno con razionalità. Dobbiamo monitorare l’occupazione di posti nei reparti ordinari e di terapia intensiva, evitare inutili allarmismi e verificare l’incidenza. Così non generiamo allarmismo e abbiamo un approccio corretto nei confronti di una pandemia che l’Oms ci dice esser stata superata». Ha dichiarato all’Ansa il sottosegretario alla salute Marcello Gemmato, a margine della conferenza stampa di lancio della Campagna “1 su 30 e non lo sai” lanciata oggi dalla Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica. «Oggi finalmente – aggiunge – la pandemia non c’è più e ci deve essere un approccio puntuale, razionale e senza isterismi che veda il servizio sanitario prendere in carico il Covid come una delle tante malattie che possono colpire la popolazione».
Il parere dell’Ecdc
«Attualmente, non ci sono prove che suggeriscano che l’infezione con una delle varianti emergenti» del virus del Covid «sia associata a una malattia più grave o a una riduzione dell’efficacia del vaccino rispetto ad altre varianti attualmente circolanti». A dichiararlo è la direttrice del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie Andrea Ammon. L’Ecdc ha pubblicato un aggiornamento sullo stato attuale della trasmissione di Covid-19 nell’Unione europea e nella zona economica europea, con un’analisi dell’impatto delle nuove varianti e considerazioni sulla salute pubblica per l’autunno 2023. «Gli individui più anziani e quelli con patologie concomitanti – ha aggiungo Ammon – restano più esposti al rischio di malattia grave se infettati, quindi i programmi di vaccinazione autunnale dovrebbero dare priorità alle persone di età superiore ai 60 anni e altri gruppi vulnerabili».