Vaticano, trovati i nomi dei 3.200 ebrei salvati dalla Chiesa a Roma durante la Shoah
Sono oltre 3.200 i bambini, le donne e gli uomini ebrei che vennero salvati dal Vaticano durante la Shoah e di cui ora sono stati scoperti i nomi. Furono nascosti in 155 istituti religiosi di Roma, 100 congregazioni femminili e 55 maschili mentre la capitale si trovava sotto l’assedio nazista. Le informazioni inedite sono state rinvenute in alcuni documenti del pontificio istituto biblico che si credevano perduti. Fu Papa Pio XII ad aprire le porte agli ebrei. Il tutto avvenne in segreto. Le persone si presentavano e il padre gesuita Gozzolino Birolo annotava nomi e cognomi, mentre nel settembre del 1943 il capo delle SS Herbert Kappler ordinava il rastrellamento del ghetto di Roma nonostante avesse ricevuto, come da sua richiesta, 50 chili d’oro entro 36 ore da parte delle autorità ebraiche della capitale. Era un inganno e almeno 200 persone vennero deportate.
La ricerca dei discendenti
A migliaia, invece si salvarono, come ha rivelato ieri il Pontificio Istituto Biblico citato da Il Messaggero. Al momento le identità non possono essere divulgate, per questioni di privacy nei confronti dei discendenti che verranno contattati per ricostruire la storia di ciascuno degli ospiti del Vaticano. Non è chiaro quanti dei 3.200 fossero battezzati. Si sa che nell’elenco di Padre Gozzolino sono presenti altri 1.100 nomi di non ebrei che avevano nel panico si erano affidati alla Chiesa per trovare rifugio. Oltre alle confraternite, le persone si nascondevano in chiese del centro storico, conventi e istituti religiosi.
Gli storici
Gli storici che hanno condotto lo studio dei nuovi documenti sono Claudio Procaccia, direttore del Dipartimento Cultura della comunità ebraica di Roma; Grazia Loparco, della pontificia facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium; Paul Oberholzer dell’università Gregoriana e Iael Nidam-Orvieto, direttore dell’Istituto internazionale per la ricerca sull’Olocausto dello Yad Vashem. A coordinare la ricerca è stato Dominik Markl, nel pontificio Istituto biblico e dell’università di Innsbruck, insieme con il padre gesuita Michael Kolarcik, rettore dell’Istituto biblico.
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