«Vieni a prendere tua figlia»: così Angelo Reina ha pianificato l’omicidio della sua ex Marisa Leo
Angelo Reina, che ha ucciso Marisa Leo in contrada Farla al confine tra Mazara e Marsala, aveva pianificato l’omicidio. L’ha chiamata al telefono e le ha detto: «Vieni a prendere la bambina in azienda da me, intorno alle cinque e mezza». E, racconta la Repubblica, ha riattaccato. Lei si è presentata puntuale nel vivaio. Ma la bambina non c’era. Reina l’aveva lasciata poco prima dalla sua bisnonna. L’uomo aveva invece una carabina calibro 22. E ha fatto fuoco tre volte. Un’amica ha spiegato che lei aveva paura a lasciare la figlia con il padre. Due ore dopo Reina si è ucciso su un viadotto dell’autostrada tra Alcamo e Castellammare. Un camionista l’ha visto scendere dalla sua Porsche Cayenne e puntarsi il fucile in bocca.
La denuncia per stalking e il perdono
Nel 2020 Marisa Leo aveva denunciato Reina per stalking e per violazione degli obblighi di assistenza familiare. Durante il processo testimoniò per ribadire le accuse: «Lui non si rassegnava alla fine della nostra relazione, iniziata nel 2016 e finita nel 2019, poco dopo la nascita della bambina. Mi controlla, mi pedina, mi ha aggredito in strada, mi ha mandato un sms che dice: «Se non torni con me, mi ammazzo». E pure un altro: «Se non torniamo insieme sistemo la cosa a modo mio». Parole che fanno paura. Poi, però, all’improvviso, Marisa Leo era tornata in aula per ritirare la querela. Era il 12 maggio dell’anno scorso. «Voleva dare un’altra possibilità al padre di sua figlia. Tra alti e bassi sembrava che la cosa stesse funzionando», ricorda un’amica. Il giudice civile aveva pure disposto l’affidamento congiunto della bambina, che da qualche mese stava con il padre nei fine settimana.
L’investigatore privato
Non è tutto. Repubblica racconta che ieri un investigatore privato si è presentato alla questura di Trapani per far sapere di aver ricevuto l’incarico di pedinare Leo da parte di Reina. «Mi ha pure inseguito lungo la statale costringendomi a fermare l’auto», raccontava in quella denuncia del 2020. «Era ossessionato, mi strappò dalle mani il telefonino. Una situazione drammatica, ecco perché ci siamo lasciati dopo alcuni suoi tradimenti. Poi, però, fra bugie e promesse, siamo tornati insieme per qualche tempo. Ma non poteva andare». Al’Vinitaly di Verona, nell’aprile scorso, Marisa Leo, al lavoro nello stand di ‘Colomba bianca’, era in compagnia di Reina che l’aveva aiutata nel prendersi cura della bambina. Ma evidentemente l’uomo non si era voluto rassegnare alla fine di quella storia.