Una sanatoria per contanti e valori nelle cassette di sicurezza? Il governo smentisce
Una voluntary disclosure sui patrimoni liquidi occulti. Con l’emersione di contanti e valori dalle cassette di sicurezza delle banche. Da regolarizzare con un’aliquota unica del 23%. È questa, secondo il Corriere, una delle ipotesi del governo Meloni per fare cassa nella prossima Legge di Bilancio. Le cassette di sicurezza nelle banche italiane sono circa un milione e mezzo: costano 150 euro al mese e custodiscono valori per 150 miliardi di euro. A proporre la sanatoria, spiega oggi il Corriere della Sera, è il viceministro FdI all’Economia Maurizio Leo. Che però smentisce tutto in una nota stampa. Una norma del genere era stata proposta anche da Matteo Salvini all’epoca del governo Conte I. All’epoca l’aliquota doveva essere del 15%. Ma il presidente dell’Ordine dei Commercialisti Elbano De Nuccio dice che così c’è il rischio di arrivare a regolarizzare proventi illeciti. E l’ipotesi sarebbe in contrasto con le normative antiriciclaggio.
Come funziona
Come funzionerebbe la voluntary disclosure sui patrimoni liquidi? Attualmente l’impostazione prevede l’emersione del contante con un prelievo del 26% delle somme di annualità accertabili. Questo significa che il contribuente dovrebbe essere in grado di spiegare il momento in cui sono state guadagnate. Quanto alle somme non accertabili, sarebbero regolarizzate accanto alle altre. In questo modo un contribuente che avrebbe 10 mila euro di proventi accertabili e 10 mila di proventi non accertabili potrebbe chiudere i conti con il fisco pagando 2.600 euro di tasse. Ma il progetto di Leo prevede anche che il contribuente sia sottoposto ad accertamento fiscale per le somme che non è in grado di spiegare. E dovrebbero arrivare anche dei filtri per escludere i proventi di reati non fiscali. Salvaguardando quindi la normativa antiriciclaggio. Il falso nella dichiarazione comporterebbe una pena da uno a sei anni.
Un condono sul nero
Di fatto, spiega il quotidiano, l’operazione cassette di sicurezza potrebbe diventare una specie di maxicondono sui proventi in nero. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha proposto una correzione: imporre un tetto al volume di contanti da far emergere. Ma questo potrebbe essere un incentivo ai prestanome. Secondo il Corriere il governo eviterà di metterci la faccia lasciando proporre la disclosure a un parlamentare della maggioranza in sede di approvazione della Legge di Bilancio. Il gettito previsto dovrebbe ammontare intorno ai dieci miliardi di euro.
Il condono sul contante
Il commercialista De Nuccio spiega che sarebbe un’operazione senza precedenti perché i condoni sul contante non sono mai andati in porto. E aggiunge: «L’evasione fiscale può derivare dalla gestione di un’attività di economia reale. L’esempio classico è non dichiarare una parte dell’imponibile su cui il fisco effettua i prelievi. Mentre il contante può essere frutto di spaccio di droga, di proventi di attività della criminalità organizzata o del terrorismo. Si entra in contesto dove è difficile trovare una corretta modalità per fare emergere il contante. Un’operazione del genere impone il rispetto dei vincoli comunitari. Uno fra tutti quello sull’Iva. Chi dice che le somme oggetto di emersione non siano derivanti da attività sottoposte al regime dell’Imposta sul valore aggiunto?».
Uno schiaffo a chi paga le tasse
Ma soprattutto, spiega De Nuccio, «se la legge dovesse introdurre una percentuale di prelievo per fare emergere le somme depositate nelle cassette di sicurezza si configurerebbe come uno schiaffo in faccia a chi paga le tasse. Il legislatore dovrà essere accorto. La norma sulla depenalizzazione di false comunicazioni, introdotta con la rottamazione Ter, ha generato una dura polemica. Qui si sta discutendo dell’affrancamento delle somme detenute in contanti nelle cassette di sicurezza. Il rischio di uno scontro in Parlamento è più che probabile».
La smentita
Il sottosegretario Leo ha smentito l’intenzione di fare una voluntary disclosure sulle cassette di sicurezza: «Contrariamente a quanto riportato oggi da alcuni organi di stampa, smentisco categoricamente che è allo studio una “voluntary disclosure” per far emergere valori e contanti detenuti nelle cassette di sicurezza. È un tema peraltro del quale non mi occupo e non mi sono mai occupato. Forse il giornalista, serio commentatore economico, avendo acquisito informazioni da fonti parlamentari, con un sillogismo ha ritenuto che fossi io al lavoro su tale ipotesi», dichiara. E ancora: «L’unica misura alla quale ho lavorato è la tregua fiscale ove si prevedeva che il contribuente in debito col fisco pagasse tutto il dovuto, con una sanzione ridotta. Ad ogni modo, proprio in virtù del ruolo da me ricoperto come responsabile delle finanze rimango fermamente contrario a forme di regolarizzazione del contante non dichiarato al fisco».
Foto copertina da: Emvas
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