Il caso Sudafrica e Pfizer, come le teorie No vax possono distogliere l’attenzione dai veri problemi
Diverse condivisioni Facebook (per esempio qui e qui) lasciano intendere che Pfizer avrebbe ammesso l’esistenza di eventi avversi a lungo termine del suo vaccino Covid. Il tutto si basa su un contratto della casa farmaceutica stipulato con la Sanità del Sudafrica. L’organizzazione Health Justice Initiative ha diffuso il documento, reso pubblico in seguito a una sentenza. A scatenare le fantasie complottiste un passaggio in cui la casa farmaceutica riporta che «potrebbero esserci effetti avversi al momento non ancora noti», compresi quelli a lungo termine. Il problema è che così i No vax aiutano le case farmaceutiche a deviare l’attenzione da un problema reale, ovvero quello delle clausole vessatorie segretamente imposte ai governi dalle cosiddette Big Pharma.
Per chi ha fretta:
- Diverse condivisioni No vax riportano che Pfizer avrebbe ammesso come per il suo vaccino Covid non garantirebbe né efficacia né assenza di eventi avversi ignoti nel futuro.
- La fonte è il contratto tra Pfizer e Sudafrica per l’acquisto del suo vaccino Covid.
- Data la possibilità che emergano nuove varianti Covid è banale che il vaccino necessitando aggiornamenti non possa risultare efficace in eterno.
- Per tutti i farmaci non è possibile garantire l’assenza di eventi avversi non ancora noti in futuro.
- Paradossalmente i No vax oscurano il contesto reale del contratto stesso, che rivela reali violazioni da parte di Pfizer e di altre case farmaceutiche, le quali approfitterebbero del bisogno di vaccini imponendo clausole vessatorie ai Paesi con scarso peso contrattuale.
Analisi
Le condivisioni riportano in particolare la parte incriminata del documento, priva del suo contesto, ovvero il paragrafo 5.5:
Il Sudafrica rende pubblici i contratti Pfizer
Per decisione dei tribunali, il governo del Sudafrica ha appena reso pubblici i contratti per l’acquisto del vaccino COVID-19 Pfizer.
Nella sezione 5.5, Pfizer afferma a chiare lettere:
“L’Acquirente riconosce che gli effetti a lungo termine del vaccino e l’efficacia non sono noti al momento e potrebbero esserci effetti avversi al momento non ancora noti. Inoltre, nella misura applicabile, riconosce che il prodotto non sarà serializzato.” (via Chance Gardiner)
Cosa sapevamo dal 2020
Che eventuali effetti a lungo termine non siano noti risulta una novità sconvolgente? No! Come si evidenziava già nel dicembre 2020, a pochi giorni prima del V-Day, nel volantino AIFA sul vaccino Pfizer veniva precisato quanto segue al punto 10 della nota informativa (ne abbiamo parlato qui): «Non è possibile al momento prevedere danni a lunga distanza».
Nessun farmaco può essere garantito per sempre
È perfettamente normale che non si possa garantire la stessa efficacia nel futuro, specialmente se parliamo di vaccini che potrebbero necessitare di “aggiornamenti” per far fronte a future varianti del virus. Ricordiamo che il Sudafrica è il paese in cui è emersa la variante Omicron, in un contesto nel quale i vaccini venivano somministrati ancora molto poco alla popolazione. Se parliamo invece dell’insorgenza di eventi avversi ignoti nel futuro, i No vax dovrebbero spiegarci allora quale farmaco garantirebbe che non ne insorgano mai.
Queste condivisioni non menzionano affatto il problema reale, alla base delle vere ragioni per cui l’associazione Health Justice Initiative è riuscita – legittimamente -, a ottenere che per la prima volta venissero resi pubblici dei contratti di questo tipo. Insomma, si è creato un paradosso secondo il quale alcuni No vax si trovano inconsapevolmente a difendere gli interessi delle Big Pharma, distogliendo l’attenzione dalle loro pretese vessatorie nei confronti di governi con meno peso contrattuale rispetto a noi, che non agiamo solo come singolo Paese ma anche come Unione europea.
In cosa consiste davvero il «bullismo» delle case farmaceutiche
Già dal 2021 era noto che Pfizer in particolare volesse imporre delle clausole vessatorie nel suo contratto col Sudafrica. L’azienda era arrivata a pretendere che il Governo stanziasse beni sovrani per coprire il costo di eventuali future cause legali. «Durante le trattative per il vaccino contro il Covid-19 – spiegano Madlen Davies e Rosa Furneaux nella loro inchiesta -, l’azienda ha chiesto il risarcimento dei danni civili da parte dei cittadini che avrebbero sperimentato gli effetti avversi del vaccino». Questo – lo dobbiamo ricordare -, non significa che sia dimostrato un collegamento sistematico tra vaccino ed eventi avversi. Avevamo già visto in una precedente analisi su come vengono redatti i bugiardini, che le case farmaceutiche tendono a proteggersi dai costi delle cause legali basate su correlazioni spurie.
In questo caso Pfizer dovette fare marcia indietro, ma quanto è emerso più recentemente dalla pubblicazione del suo contratto è comunque preoccupante e riguarda anche altre case farmaceutiche. Da queste fonti si evince come il Governo sudafricano abbia pagato i lotti di vaccino più del dovuto.
Il Sudafrica ha pagato il doppio del prezzo UE per i vaccini anti-COVID – riporta Politico -, i contratti resi pubblici rivelano […] un “pernicioso bullismo farmaceutico”, sostengono le organizzazioni della società civile, con il Paese che paga prezzi più alti per alcuni dei loro vaccini contro il Covid rispetto all’Ue. La pubblicazione dei contratti tra il governo sudafricano e quattro fornitori di vaccini: Johnson & Johnson (J&J); Pfizer; il Serum Institute of India; e Gavi, the Vaccine Alliance – segue un caso giudiziario intentato dalla ONG Health Justice Initiative.
Così scopriamo che persino il Serum Institute of India, produttore del vaccino di AstraZeneca, «ha addebitato al Sudafrica 5,35 dollari per dose, mentre l’UE ha pagato solo 1,78 euro». Inoltre il Sudafrica «ha pagato 10 dollari a dose per il vaccino J&J, il 15% in più rispetto a quanto pagato dall’UE». Secondo quanto affermato da Fatima Hassan della Health Justice Initiative «i termini e le condizioni di questi contratti e accordi sono così unilaterali e così a favore delle multinazionali che sono incredibili».
Quello del Sudafrica potrebbe essere un primo passo verso una maggiore trasparenza a livello globale. Ricordiamo ad esempio la causa intentata dal New York Times, depositata lo scorso 25 gennaio, al fine di chiedere la pubblicazione dei messaggi tra la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla sulle trattative contrattuali.
Conclusioni
Abbiamo visto come alcuni gruppi No vax hanno distolto l’attenzione dei propri follower da questioni reali, quali la natura vessatoria dei contratti stipulati dalle cause farmaceutiche produttrici dei vaccini, favorendo invece la narrazione complottista dei vaccini imposti nonostante una presunta inefficacia e pericolosità, aiutando così le Big Pharma a lucrare sul concreto bisogno di vaccini Covid.
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