Carlo Verdone non è d’accordo con Favino: «La verità? Il problema sono i film italiani»
Carlo Verdone non è d’accordo con Pierfrancesco Favino. Per l’attore e regista romano le frasi sugli attori italiani che non vengono presi per recitare nei film americani «sono polemiche che lasciano il tempo che trovano». Invece bisogna riflettere su cosa davvero serva al cinema italiano. Che oggi non riesce a sfondare nei botteghini. «È un problema di scrittura? Vogliono altri attori? Serve più sperimentazione? Il futuro è un gigantesco punto di domanda. Ogni giorno chiude una sala». Nell’intervista rilasciata a La Stampa a un certo punto interviene anche Aurelio De Laurentiis: «Carlo, qui tocca dire la verità. Cioè che i film italiani sono scritti male». Verdone ha appena concluso la serie tv Vita da Carlo con Paramount. In cantiere ha un nuovo ciclo. Per poi tornare al cinema: «Sperando che per allora il mercato si sia ripreso», spiega.
La ricetta
Verdone però spiega a Francesca D’Angelo che non ha una ricetta per uscire dalla crisi: Ogni giorno, però, guardo i dati Cinetel e mi preoccupo. In cima figurano sempre due soli film, ossia Barbie e Oppenheimer. C’è qualche pellicola italiana che tenta qualcosa in più, ma più di tanto non ce la si fa. Ecco, dovremmo interrogarci su questo, senza farci troppe masturbazioni sul perché non si prendano attori italiani nei film americani». Su Barbie, dice, «io come sono entrato, così sono uscito. Poi mi hanno subito redarguito dicendo: “Ma no, guarda che è un film molto moderno”. E io mica li critico, si vede che è sfuggito qualcosa a me. Personalmente ho adorato Oppenheimer: forse un filo troppo lungo, ma amo Nolan». A lui invece piacerebbe «scrivere un romanzo e poi farci un film. Quello che mi manca è girare, in veste di regista, una storia che non sia necessariamente comica».
Il politicamente corretto
Se la prende anche con il politicamente corretto: «Ci stiamo coprendo di ridicolo. La Divina Commedia è diventata porno, il David pure, a momenti sarà il turno del crocifisso. Allora andrebbe buttata nel cesso tutta la commedia anni 60, Sordi compreso!». Ma non gli piacerebbe interpretare il ruolo dell’allenatore della Roma: «No, grazie. In questi giorni è uscito un mio spot con Frattesi e gli ho portato fortuna: lui nella pubblicità diceva “speriamo di fare bene” e poi, effettivamente, ha segnato due gol».