La madre di Kataleya Alvarez è pronta ad offrire dei soldi per ritrovarla: «Ma pagheremo solo se la mia bimba torna a casa»
Katherine Alvarez, la madre di Kataleya, vuole far avere un premio in denaro a chi le farà ritrovare la figlia. Ne parla oggi in un’intervista al Corriere della Sera, mentre cinque persone sono indagate per la sua scomparsa. E mentre il padre della bambina si scaglia contro la procura di Firenze: «Non trovano niente e indagano i miei parenti». Intanto il consulente Luciano Garofalo, ex Ris, dice che forse la bimba è stata sedata per portarla via dall’ex hotel Astor. E pensa che sia ancora viva. Katherine parla con Andrea Pasqualetto proprio per annunciare a tutti che «facciamo una raccolta fondi per pagare chi racconterà cosa ha visto. Io sono convinta che qualcuno di quelli che abitavano all’Astor sa cos’è successo e che non parli per paura».
La pista dell’ex albergo
Gli avvocati che assistono i genitori di Kata, Filippo Zanasi e Sharon Matteoni, hanno depositato due memorie dove suggeriscono alcune piste investigative che porterebbero anche all’ex albergo fiorentino. Katherine dice di sentire che «mia figlia è ancora viva. Qualcuno l’avrà presa e lei ora è da qualche parte. Spero al sicuro». La donna sostiene di non aver mai fatto torti a nessuno. Dice di aver pagato per entrare nell’hotel ma di non sapere nulla né del racket né del traffico di droga. E sui suoi parenti indagati pensa che non c’entrino nulla: «Marlon poi è solo un ragazzo, ha 18 anni. Noi lo sapevamo da due mesi di queste tracce ma non sono di Kataleya, perché quelle stanze le avevamo lasciate una settimana prima della scomparsa. Non so perché ne parlino ora, perché?».
Il trolley
Dice anche di non conoscere i due cittadini rumeni immortalati dalle telecamere mentre uscivano dall’ex hotel con un trolley. Ribadisce di aver detto tutto agli inquirenti, senza nascondere nulla. Infine, torna sulla “taglia”: «Pagheremo solo se le informazioni serviranno a ritrovare Kataleya. L’obiettivo è individuare la mia bambina e a questo punto non vedo altri modi».
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