Cosa c’è dietro gli sbarchi di Lampedusa e perché Salvini evoca «una regia» e il complotto dell’Europa
Gli sbarchi a Lampedusa sono «un atto di guerra». Dietro l’esodo di 6 mila «c’è una regia». Mentre l’Europa «ci ha lasciato soli». Ieri il leader della Lega Matteo Salvini ha evocato il complotto dietro l’emergenza immigrazione dal mar Mediterraneo. Con due obiettivi. Il primo è Bruxelles, che non manda un soldo alla Tunisia nonostante il memorandum firmato da Tunisi con l’Unione Europea. Il secondo è Giorgia Meloni. A cui il ministro delle Infrastrutture chiede ufficialmente un cambio di passo: «Dobbiamo organizzarci, tornare a decreti sicurezza che siano ancora più rigorosi. Io, più che andare a processo per aver limitato gli sbarchi da navi straniere non sono riuscito a fare. Vedremo di essere più incisivi». E dato che il coordinamento della politica migratoria è stato avocato da Palazzo Chigi, l’obiettivo leghista è ancora più chiaro.
L’Europa (e il Pd)
Il primo atto d’accusa della Lega è nei confronti dell’Europa e del Partito Democratico. E, come spiega oggi Il Giornale, c’è chi punta il dito sui 105 milioni di euro per Tunisi. Il Memorandum è rimasto lettera morta. E senza quei fondi, spiegano al quotidiano fonti di Palazzo Chigi, Tunisi «non è in grado di pagare gli stipendi della Guardia Nazionale e delle altre forze di sicurezza chiamate a far rispettare gli accordi stipulati con l’Italia». Poi ci sono Parigi e Berlino. Che annunciano blocchi a Ventimiglia e stop alla ridistribuzione dei migranti. Le fonti della Commissione danno la colpa proprio al paese africano, che non avrebbe rispedito i formulari necessari all’erogazione di fondi. Ma secondo il quotidiano si tratta di una scusa. Ma in questa ottica ci sarebbe anche una responsabilità del Pd. Che hanno liquidato il memorandum con Tunisi come un tentativo di esternalizzare il controllo delle frontiere europee. Tentando di sabotarlo.
Gli sbarchi come atto di guerra
Poi c’è il fronte interno. Con l’attacco all’Europa, spiega oggi La Stampa, Salvini scarica anche la Giorgia d’Europa. Il Capitano va all’attacco dell’alleata proprio sul fronte su cui lei puntava di più. E mentre il leader evoca complotti sugli sbarchi come atto di guerra, il suo partito fa anche notare che manca qualcosa. Ovvero il decreto del ministro Piantedosi che doveva rovesciare le norme sui minori non accompagnati. Presumendo la loro maggiore età e quindi il rimpatrio. Insieme a quello di chi è sotto processo. Una scelta che cancellerebbe il loro diritto di essere presenti al dibattimento. E sostituendolo con una videoconferenza. Salvini dà ancora atto a Meloni di stare «facendo il possibile e l’impossibile. Ma se l’esito delle trattative diplomatiche è Francia e Germania che dicono “tanti saluti e io chiudo”, siamo effettivamente da soli».
Francia e Germania
Dal canto loro Francia e Germania tengono il punto. Su oltre 12.000 richieste presentate all’Italia quest’anno affinché riprenda migranti lì registrati in quanto Paese di primo approdo, «sono stati effettuati finora 10 trasferimenti», ha ricordato il ministero dell’Interno tedesco. Ecco perché la Germania ha sospeso il meccanismo di solidarietà volontaria in base al quale nell’ultimo anno ha accolto 1.043 stranieri provenienti dall’Italia. Di fronte alla «pressione migratoria» dall’Italia, ha annunciato da parte sua il ministro dell’Interno transalpino, Gérald Darmanin, la Francia «raddoppierà il numero degli addetti al controllo della frontiera: da 60 a 120 e saranno dislocati in montagna per intercettare i passaggi notturni».
La posizione di Giorgia
Intanto la premier ha incardinato nel Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica la cabina di regia sul dossier migranti. Insieme alle analisi messe sul tavolo dell’intelligence, che da tempo segnalano l’instabilità di Libia e Tunisia alle prese con una forte migrazione dall’Africa subsahariana. Ed incapaci di attuare un efficace controllo delle coste. Un ruolo importante nel Cisr lo ha il sottosegretario Alfredo Mantovano. Che ha la delega agli 007 e non pare intenzionato ad assecondare strappi con l’Europa o fughe in avanti. La strategia messa in campo con il “Piano Mattei” per gli aiuti ai paesi di partenza e transito avrà però effetti a medio-lungo termine. E intanto le elezioni europee si avvicinano.
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