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Roberto Vannacci: «Non mi pento del libro. L’appello di Mattarella? Non commento, ma sottoscrivo»

14 Settembre 2023 - 21:11 Redazione
Il generale, ospite di Nazione Futura a Roma, è tornato a parlare di minoranze e nel suo intervento ha tirato in ballo anche Fedez, Murgia e Saviano

Nel corso del suo intervento alla giornata conclusiva del meeting di Rimini, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva fatto alcune dichiarazioni in merito alle «identità plurali delle nostre comunità», definendole «il frutto del convergere delle identità di ciascuno di coloro che le abita» e ricordando che «è il valore della nostra Patria, del nostro straordinario popolo». Parole che in molti, sebbene senza alcun riferimento diretto, hanno ricollegato al caso del generale Vannacci e del suo libro. Ma, sembra, non il diretto interessato. Il quale oggi, in occasione del convegno ‘Libertà al contrario. Perché difendere la libertà di parola contro ogni censura‘ organizzato da Nazione Futura a Roma, ha dichiarato di «sottoscrivere e non commentare» le parole del Presidente della Repubblica. «Nel mio libro – ha sostenuto – non viene negato alcun diritto. La libertà di espressione è ben statuita. Io mi attengo alla costituzione e alle leggi». «Io sono stato accusato senza un processo – ha detto ancora – sono state rivolte nei miei confronti parole non giustificate da nessun fatto e poi il resto è cronaca, ognuno può dire quello che vuole ma l’importante è che si usino le fonti corrette, cioè il sottoscritto».

«Non mi precludo nulla»

D’altronde non si dichiara affatto pentito della sua fatica letteraria: «Quello che ho scritto lo riscriverei anche oggi perché non è offensivo, né lesivo della dignità. Il mio libro manifesta la mia opinione e i miei pensieri in maniera libera senza essere una istigazione all’odio o a commettere atti delittuosi. Tutte queste cose sono reati: se fosse vero io sarei dietro le sbarre». Vannacci ha tirato in ballo anche Fedez, citando la la recente archiviazione del procedimento contro di lui a Milano: «Ha definito i carabinieri “infami e figli di cani”: se trovate nel mio libro frasi così, io mi consegnerò alla giustizia». E poi, ha risposto a una domanda che qualcuno sicuramente si sarà fatto: scriverà altri libri? «Visto il polverone me ne guarderei bene. Però nella vita mi sono sempre considerato un anormale, dalle amicizie a un manipolo di soldati che non fa cose normali. Vedremo». D’altronde, dichiara di non chiudersi nessuna porta, neanche in termini di carriera: «Se tra dieci anni sarò in divisa? Io non so cosa farò tra dieci giorni – ha detto ancora, con spirito bohémien -. Nella mia vita ho vissuto con lo zaino sempre pronto e continuerò così. Io non sono stato esautorato dal mio ruolo: sono stato avvicendato nel mio incarico, due cose totalmente diverse. Se lo considero giusto? Mi sono sempre dichiarato in linea con le decisioni prese dal ministro e dalla mia forza armata dove ho ‘abitato’ per 37 anni».

Il dialogo con Crosetto

Riguardo alle «chiamate dai politici», specifica: «Quello che è stato pubblicato è pubblicato, non aggiungo altro. Le chiamate di eventuali politici sono state già rese pubbliche, già lo sapete, inutile ripetere. Salvini, Meloni? Se non le hanno rese pubbliche loro, non lo farò io perché sono comunicazioni private, io sono persona di parola e di onore. I contenuti del dialogo tra me e Crosetto li sappiamo solo io e il ministro Crosetto». Allo stesso tempo, Vannacci sembra piuttosto disponibile a tornare sul tema delle minoranze: «Cosa hanno in comune un omosessuale e uno che si riconosce in un sesso diverso? Si sono dovuti mettere insieme per fare massa critica. Tutte le mosse che stanno facendo le persone non eterosessuali sono contenute in un libro che io cito. Io credo che la maggioranza della popolazione non si riconosca in queste minoranze».

«Non eterosessuali» e «graffitari»

E ancora, azzarda un paragone: «Io non mi rivolgo solo al mondo dei non eterosessuali, ma anche ai graffitari e ai delinquenti: una minoranza che ci costringe a mettere gli allarmi alle nostre case e macchine. Non parlo solo dei non eterosessuali». Parole che hanno scatenato più di un mormorio di protesta dalla platea. «Ho parlato di minoranze, non le ho messe in correlazione tra loro – si è difeso Vannacci -. Non eterosessuali sono una minoranza: punto. Graffitari sono una minoranza: punto. Delinquenti sono una minoranza: punto. Non hanno nulla a che vedere l’una con le altre. Sono semplicemente delle minoranze». «Nessuno vieta alle minoranze di esprimersi, ma lo possono fare in certi canali, perché alla maggioranza magari non interessa – ha detto ancora – La Tv è un mezzo subdolo. È normale che ci sia una sovraesposizione in questo mezzo che entra nelle nostre case? Se questa cosa non è votata e non è espressione della maggioranza allora votiamo e si decida cosa vuole la maggioranza». Infine, si presenta lui stesso come vittima di «un attacco su tre piani»: «Il primo è che guadagno molto, come se questo fosse un difetto. Perché non l’avete chiesto alla compianta Michela Murgia o a Saviano? Mi si dice che sono uno showman ma io presento il mio libro. “Fa politica”: io parlo di temi sociali e di attualità, presento il mio libro, non esprimo opinioni né su chi governa né su chi non governa. Per questo non parteciperò a iniziative politiche», conclude.

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