Festival di Open, Abodi, Foti e il sindaco Guerra su giovani e futuro. Il ministro su Caivano: «Rigenerazione entro 9 mesi» – Il video
Il Festival di Open, «le sfide del futuro» è partito. Dopo l’introduzione della due giorni fatta dall’editore Enrico Mentana, insieme sul palco alla ceo della società editoriale Alice Mentana, il direttore Franco Bechis e il sindaco di Parma Michele Guerra, il primo panel ha coinvolto il ministro per lo Sport e i giovani Andrea Abodi e il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia Tommaso Foti intervistati dal direttore Bechis. L’incontro è iniziato con una considerazione del ministro sul caso Caivano: «Il decadimento materiale di Caivano è la rappresentazione plastica di un decadimento complessivo che non riguarda solo il centro sportivo, che ci siamo impegnati a ricostruire in nove mesi. La nostra volontà si tradurrà in una presenza sistematica di tutti i ministri sul territorio. Noi vorremmo, con la massima collaborazione delle istituzioni del territorio, costruire un modello o un prototipo che restituisca fiducia e speranza alle persone che ci vivono». In videocollegamento, Abodi ha voluto sottolineare che il centro sportivo in questione sarà polivalente: non solo lo sport, «ma ci saranno anche elementi culturali legati alla musica, alla lettura e all’arte». E con fiducia, il ministro ha concluso: «Sono sicuro che riusciremo in questa impresa».
Dopo aver rivendicato le azioni del governo per la rigenerazione di Caivano, Foti ha indicato le priorità sulle politiche giovanili: «Non possiamo dimenticare che siamo stati anche noi giovani – ha esordito l’esponente meloniano -. Qui negli anni ’80 studiavo, all’Università di Parma. All’epoca avevamo grande entusiasmo, nonostante avessimo meno possibilità di divagazioni. Anche allora esisteva questo dibattito intergenerazionale. Io penso che, oggi, sia necessario conciliare la scuola con il lavoro. Invece, vedo un sistema scolastico che offre un’offerta formativa senza corrispondenza di amorosi sensi con il lavoro. Le materie Stem non soddisfano ancora la domanda del mercato». Sul palco, è intervenuto anche il primo cittadino di Parma, città che ospita la prima edizione del Festival di Open. Guerra ha rivendicato l’azione dell’amministrazione per il coinvolgimento delle nuove generazioni. «Abbiamo istituito un assessorato interamente dedicato ai giovani perché la nostra città guarda alla comunità di giovani. E questa comunità ha bisogno di una vicinanza della politica. Quando pongo ai ragazzi e alle ragazze i temi cruciali della politica, hanno uno sguardo totalmente diverso: o ti pongono altre questioni, oppure illuminano le tue con una luce completamente diversa. Bisogna coinvolgerli perché sono sempre più distanti dalla politica».
Dopo il sindaco Guerra, la palla è ritornata ad Abodi. Verso la conclusione del panel, ha voluto tendere una mano alle nuove generazioni: «Credo che i giovani abbiano bisogno di uno Stato, di un governo che sia presente nella capacità di ascolto, di interpretazione di sogni, bisogni, esigenze che sono diverse da quelle di un tempo. Oggi c’è un tempo che scorre velocemente e noi dobbiamo sapere cogliere l’esigenza di questa velocità associata alla capacità di risposta». Il ministro ha elencato una serie di interventi normativi dell’esecutivo tesi a «profesionalizzare il Servizio civile», incluso un aumento del corrispettivo economico. E ha concluso: «Ma se oggi 3 milioni di giovani non trovano lavoro, è perché c’è un problema di domanda e offerta». Argomento al quale si è agganciato il capogruppo di Fratelli d’Italia, parlando invece dell’annosa questione della fuga dei cervelli: «Nel saldo tra cervelli importanti ed esportati, noi ne esportiamo di più. Così impoveriamo la Nazione. Circa 50 mila italiani, ogni anno, si trasferiscono all’estero per lavorare. Il problema vero è che le misure adottate per risolvere il problema dovrebbero prevedere una forte agevolazione, anche economica, per quei giovani che decidono di ritornare in Italia». In chiusura, Foti ha annunciato «un’anticipazione» sulla Manovra che il governo si appresta a varare: «I dubbi sulla legge di Bilancio di quest’anno non derivano dall’incertezza politica, ma dalla congiuntura economica particolare in cui versa buona parte del mondo. Ovvero, stiamo subendo un grande danno sugli interessi passivi per le famiglie e imprese che fanno i mutui, ma anche sugli interessi che lo Stato italiano deve pagare per il suo debito». E quindi, «i quattro pilastri della prossima legge di Bilancio saranno famiglia, lavoro, imprese e sanità. Non possiamo disperdere risorse in mille rivoli».
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