La telefonata di Giorgia Meloni a Ursula von der Leyen: «L’Europa dia alla Tunisia i soldi promessi»
La premier Giorgia Meloni ha telefonato a Ursula von der Leyen per chiederle «i soldi promessi dalla Ue alla Tunisia». Mentre il governo affronta l’emergenza sbarchi a Lampedusa e la Lega critica la strategia della presidente del Consiglio, la mossa serve a provare a rallentare la pressione sulle frontiere. Il sospetto dell’esecutivo, spiega oggi un retroscena de La Stampa, è che i controlli sulle coste di Tunisi si siano interrotti e la guardia costiera non stia più vigilando proprio perché non arrivano i finanziamenti. Come conferma lo stop di Saied alla delegazione del Parlamento Europeo. Mentre i socialisti in Europa invocano la sospensione del Memorandum con Tunisi. Una decisione che costituirebbe «un favore per gli scafisti», secondo Fratelli d’Italia.
Il ricatto
L’irrigidimento della Tunisia arriva sicuramente per problemi di soldi. E, spiega il retroscena del giornale torinese, Meloni lo vede come un ricatto. E durante l’incontro con Viktor Orbán fa notare «la necessità di concentrarsi sulla dimensione esterna e prevenire le partenze». Un obiettivo che è possibile solo con un «deciso sostegno economico ai paesi di origine e di transito dei migranti». Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha chiesto di potenziare i rimpatri dalla Tunisia verso i paesi d’origine». Secondo il Viminale quando l’Ue si è impegnata con la Tunisia ha accettato anche di pagare i voli per riportare i migranti nei loro paesi d’origine. Sui fondi ballano per ora i 105 milioni che servono per il controllo delle frontiere. Che sono subordinati all’approvazione di alcuni progetti specifici. Poi ci sono altri 150 milioni che dovrebbero accompagnare il percorso di riforme per la stabilità macroeconomica del paese.
Il boicottaggio
Dall’altra parte della barricata c’è Matteo Salvini. Che in tv dice di non escludere l’uso della marina militare per fermare gli sbarchi. E sostiene che l’Italia sia sotto attacco. Il Giornale racconta oggi in un retroscena che l’erogazione dei fondi è stata ostacolata da Josep Borrell. Il quale oggi farebbe passare la mancata trasferta dell’Europarlamento a Tunisi come «il pretesto perfetto per far saltare il memorandum voluto da Giorgia Meloni». A parlare esplicitamente di complotto è il capodelegazione di FdI a Bruxelles Carlo Fidanza: «La sinistra smetta di boicottare l’accordo Ue-Tunisia. Fin dal primo giorno il Pd e la sinistra europea hanno lavorato per affossarlo. Sabotare quell’accordo significa rendersi complici degli sbarchi e dei trafficanti. Ne risponderanno agli italiani».
Un attacco all’Italia
Dietro il caos c’è il mal di pancia della Lega. Lunedì in mattinata è in programma un consiglio dei Ministri. E non si esclude che possa arrivare sul tavolo il nuovo pacchetto di misure sulla sicurezza annunciato nei giorni scorsi dal ministro dell’Interno Piantedosi e da Matteo Salvini. Il Capitano avverte: «Ci sono tanti modi per bloccare, ridurre un flusso: a mali estremi estremi rimedi». E invoca «un centro per le espulsioni in ogni regione». L’idea del vicepremier – sempre più convinto che sia in atto «un attacco all’Italia» – è che «dovremo muoverci da soli visto che l’Europa è clamorosamente assente, distanze, ignorante e sorda. Solo da noi – accusa – ci sono questi numeri, non in Spagna, in Francia, a Malta, in Grecia e in nessun’altra parte». Non solo: «Ci sono istituzioni tedesche che danno milioni di euro a Ong tedesche per portare i migranti in Italia. È un fatto».
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