Matteo Renzi al Festival di Open, il ricordo che imbarazza Conte: «Quando confuse la Nato con l’Onu». Poi le critiche a Meloni e Schlein
Matteo Renzi apre la seconda giornata del Festival di Open a Parma. Intervistato dal direttore Franco Bechis, il senatore è partito dal suo passato a Palazzo Chigi, per arrivare fino alla prospettiva delle prossime elezioni europee. «Da uno degli uomini più potenti d’Italia, nel giro di due anni sono diventato uno degli uomini più odiati d’Italia. È stata una delle esperienze umane più belle della mia vita, quella di essere odiato anche da chi fino al giorno prima non vi dico cosa avrebbe fatto pur di avere un appuntamento con me». Rispolverando i ricordi di quella legislatura, Renzi ha raccontato quella fase in cui il suo nome era tra i papabili per un incarico ai vertici della Nato. C’era disponibilità da parte delle cancellerie internazionali. «L’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, mi telefona e mi dice: “Vogliamo mandarti all’Onu”. E io ho dovuto spiegargli che la Nato e l’Onu non erano la stessa cosa». Il senatore ne ha avute anche per il Partito democratico: «Il mio Pd mi piaceva un sacco. Era il Pd che vinceva le elezioni, non solo quello che vinceva le primarie. Facevamo la legge sulle unioni civili, oggi si accontentano di andare al gay pride». E associando Conte e Elly Schlein in un’unica invettiva, Renzi ha aggiunto: «Questa opposizione è un’opposizione che è la migliore alleata del governo. Schlein e Conte insieme sono i migliori amici di Giorgia Meloni a loro insaputa».
Poi l’ex premier è passato all’attacco del governo Meloni: «Questo esecutivo è indietro su tutti i dossier. Altro che marcia su Roma, è una retromarcia sulla Garbatella, una retromarcia costante, su tutto». Renzi si è animato particolarmente sul tema dei flussi migratori: «La destra sull’immigrazione ci ha preso tutti in giro. Matteo Salvini nel 2020, a fronte dell’1% degli sbarchi rispetto ad oggi, faceva duecento tweet, adesso non fa più tweet. Meloni e Salvini hanno perso la faccia sull’immigrazione, punto, è un dato di fatto». E ancora: «Non devi respingere chi sta in mare, perché chi sta in mare va salvato, non lo si lascia affogare. Noi diciamo di voler respingere le persone e poi facciamo il decreto flussi perché non abbiamo personale nei campi, non stiamo gestendo questo tema, perché è facile fare un tweet per dire sostituzione etnica. In Italia sta chi può lavorare e chi ha voglia di lavorare. La prima cosa da fare, a differenza di quello che fece il decreto Salvini-Conte, è mandare i bambini a scuola perché si integrino nel rispetto dell’identità culturale italiana che non è una parolaccia». Il problema immigrazione, ha rincarato Renzi «non è giocare sulla paura, ma rispettare la legge. Quando vedo 500 extracomunitari alla stazione di Milano alle 23 che fanno un po’ di casino è evidente che io cittadino, donna ma non solo, ho un po’ di paura. È fisiologico e chi lo nega, nega la realtà. Ma ora noi diciamo di voler respingere le persone e poi facciamo il decreto flussi perché non abbiamo personale nei campi».
Di Meloni, poi, ha criticato l’asse che la lega a Viktor Orban. Il senatore ha ironizzato sul discorso fatto dalla presidente del Consiglio a Budapest: «Meloni ha detto che lei difende Dio e la famiglia: non so se Dio se ne è accorto, ma la sua famiglia sicuramente sì». Renzi non è sembrato capacitarsi di «questa idea di mettere in campo Dio. Orban e Meloni che difendono Dio…». Ma anche la segretaria del Pd, a suo dire, è incomprensibile: «Il governo sull’immigrazione un disastro, sull’economia non ne acchiappano mezza, sull’Europa nel 2014 Meloni disse “noi diciamo alla sorda Germania che usciremo dall’euro” e meno male che la Germania non l’ha sentita. Il problema è che gli euro ora stanno uscendo dalle nostre tasche: su tutti questi temi la destra è un disastro. Dall’altra parte c’è Schlein. Se voi la capite… io faccio fatica a capire ciò che dice». Infine, un graffio da Renzi è arrivato anche sulla questione Mes: «Io sulla sanità dico. C’è una legge europea che si chiama Mes, che il governo non vuol prendere, che ha una parte sulla sanità che potrebbe essere recuperata che vale 37 miliardi di euro. Mi sono fermato con una pediatra di Parma che lavora 65 ore a settimana: i nostri dottori devono essere pagati di più e messi a lavorare meglio, altrimenti se ne vanno tutti in Svizzera, dove guadagnano il triplo. Siccome abbiamo bisogno di dottori, perché la sanità è la prima cosa che importa, perché stiamo diventando più vecchi, perché giustamente l’età media si allunga, lavoriamo per dare 37 miliardi di euro del Mes».
Leggi anche:
- Festival di Open, Ariete e la creatività come scintilla: «Quelle critiche a Sanremo mi hanno ferita ma sono stata me stessa»
- Sul palco del Festival di Open, la nuova Italia di Ghali: «Sono un ragazzo di quartiere e i quartieri in Italia non hanno un’etnia» – I video
- Festival di Open, la Parma food valley tra eccellenze e futuro. Barilla: «Nel mondo tutti vogliono un pezzo d’Italia, bisogna tutelarla»