Cosa c’è nel nuovo decreto immigrazione del governo Meloni e perché ora la premier vuole l’intervento dell’Onu
Il consiglio dei ministri di lunedì si prepara a varare «misure straordinarie» sull’immigrazione. Quali? Anche se nella convocazione delle 12,30 ancora non ce n’è traccia, un provvedimento lo ha annunciato ieri Giorgia Meloni. Ovvero la modifica del termine di trattenimento nei centri di permanenza per i rimpatri di chi entra illegalmente in Italia. Un limite che verrà «alzato al massimo consentito dalla normativa europea, ovvero 18 mesi». E che «non riguarda i richiedenti asilo per i quali oggi il termine massimo è già di 12 mesi e non sarà modificato». Nel decreto al ministero della Difesa si affiderà il compito di identificare strutture a bassissima densità abitativa, facilmente perimetrabili e sorvegliabili, per trattenere gli «immigrati illegali». Intanto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al Corriere della Sera annuncia l’intenzione dell’esecutivo di rafforzare alcuni strumenti normativi.
18 mesi per i Cie
Quali? «I falsi minori non accompagnati, i cpr da aumentare, le norme per agevolare il rimpatrio di chi ha commesso reati», dice Piantedosi a Fiorenza Sarzanini. La presidente del Consiglio ha intanto messo per iscritto, in una lettera inviata a Michel e von der Leyen, le richieste dell’Italia. La presidente della Commissione «è sempre molto collaborativa», sottolinea Meloni secondo cui, tuttavia, «qualcuno in Europa rema contro all’accordo con la Tunisia». I fondi Ue per la Tunisia non sono stati ancora erogati. L’Ue, tuttavia, difende con nettezza l’intesa, spiegando che «l’impegno nella sua attuazione resta». E che i 105 milioni promessi a Tunisi per la gestione dei migranti arriveranno non appena saranno approvati i singoli progetti. Secondo il Corriere il sospetto nel governo è che ci sia una strategia per destabilizzare la maggioranza. Che prende piede dagli sbarchi: come è possibile che in sei giorni siano approdati sulle coste italiane 291 barchini dalla Tunisia?
La strategia del governo: Onu e Operazione Sophia
La paura interna all’esecutivo è che i nemici del governo abbiano aperto la battaglia in vista delle Europee. E la lettera con cui il commissario (socialista) agli Esteri, Josep Borrell, bocciava il memorandum Italia-Tunisi, è stata letta come un tentativo di rompere l’asse con von der Leyen. Anche così si spiega l’invito a farsi fotografare insieme a Lampedusa. Lunedì la premier e Tajani voleranno a New York per l’assemblea delle Nazioni Unite. E invocheranno l’intervento dell’Onu. Al ritorno il ministro degli Esteri andrà a Parigi e a Berlino e proporrà «una nuova operazione Sophia». Ma intanto nel governo c’è maretta. Nell’intervista rilasciata al Corriere Piantedosi risponde a Roberto Calderoli, che aveva detto che se ci fosse stato Salvini al Viminale non ci sarebbe stata questa situazione.
La replica di Piantedosi a Salvini
«Se me lo permette, su questo tema il tratto comune, la linea di congiunzione tra le due esperienze di governo sono proprio io», replica Piantedosi che al tempo del governo Conte I era capo di gabinetto dell’allora ministro dell’Interno. «A quel tempo ebbi l’onore di collaborare con Salvini condividendo scelte importanti e decisive. Oggi, su uno scenario diverso e complesso, ho la responsabilità di contribuire ad una rinnovata stagione di contrasto ai traffici internazionali di esseri umani la cui organizzazione, nel frattempo, è cambiata e cresciuta. Sono più che convinto che la strada intrapresa ci porterà ai risultati attesi quanto prima». E il ministro replica anche sull’uso dei mezzi della Difesa, proposto ieri dalla Lega: «La Marina è già attiva nel contrasto in alto mare».
Tajani, l’Ue e l’Onu
Ma si fa sentire anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani. In un’intervista al Quotidiano Nazionale l’esponente di Forza Italia dice che «di fronte alla disperazione, non ci sono muri o barriere che tengono. Basta guardare quello che succede in America. Occorre invece affrontare il problema alla radice per fermare periodiche ondate di migranti che non siamo in grado di sopportare. Serve una strategia europea, mondiale. È necessario anche l’intervento dell’Onu». Secondo Tajani le Nazioni Unite «dovrebbero dare un sostegno economico, politico, di presenza, aiutare a combattere il cambiamento climatico. È chiaro che non penso all’intervento di truppe. Per affrontare il problema dell’immigrazione serve realismo. L’Europa può fare una nuova operazione Sophia, noi possiamo aprire centri di trattamento e verificare se chi arriva in Italia ha diritto a restarci come stabiliscono le direttive Ue, ma non siamo di fronte a un problema di ordine pubblico. Non nego che a Lampedusa ci sia, intendiamoci, ed è giusto lanciare un segnale di fermezza. Ma se non interveniamo a monte tra sei mesi stiamo da capo a dodici. Serve una visione di lungo periodo».
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