Sicilia, sanità al collasso: tempi d’attesa infiniti, sei mesi per una visita e di più per una Tac
Ammalarsi in Sicilia, o infortunarsi, significa andare incontro a tempi di attesa infiniti, un limbo fatto di macchinari rotti, informazioni disperse, liste chilometriche. Lo racconta oggi Repubblica: il quotidiano dice che per una visita senologica a Catania bisogna aspettare sei mesi, per un controllo endocrinologico a Palermo i mesi salgono a nove, e una Tac all’addome a Messina richiede 170 giorni. Le prestazioni saltate durante la pandemia sono 114mila, il piano della Regione per recuperarle è, secondo quanto annunciato, di 48.5 milioni. Già scremare le agende delle diciotto aziende sanitarie e ospedaliere pubbliche siciliane, per epurarle da doppioni e prestazioni non più richieste, sarebbe un inizio. Questo infatti è quello che è stato richiesto dall’assessorato regionale alla Salute, su spinta del governatore Renato Schifani.
I dati
Il numero di pazienti in attesa nel triennio 2020-2022 per le prestazioni ambulatoriali si conta facilmente a migliaia. Il record negativo spetta all’ospedale Papardo di Messina, con 35mila pazienti in attesa. Dati che però, secondo il commissario straordinario della struttura, sarebbero inesatti: «Abbiamo fatto un lavoro enorme per ripulire le liste e a oggi risultano 933 prenotazioni ambulatoriali e 133 interventi». Anche il Policlinico messinese dichiara di aver fatto un simile lavoro. «Il problema – hanno spiegato dalla direzione – è che la gente continua a prenotarsi». Nonostante la legge sulla trasparenza preveda il contrario, quasi nessuna azienda pubblica il report mensile sui tempi medi di erogazione delle prestazioni. E chi lo fa, fornisce dati parziali. Anche le indagini dei carabinieri del Nas, che tra luglio e agosto – su mandato del ministero della Salute – hanno eseguito blitz in tutta Italia, hanno confermato la carenza di trasparenza nelle prenotazioni. Solo in Sicilia, sarebbero infatti emerse 23 agende di prenotazione bloccate, con lo stop alle prestazioni, in 23 reparti e ambulatori tra Palermo e Agrigento.
Il confronto con i privati
La situazione nel pubblico è già cupa, ma si staglia con particolare drammaticità se messa a confronto con le strutture private, a cui i pazienti si rivolgono per mancanza di alternative, come sanno bene strutture come la clinica La Maddalena e Villa Santa Teresa. I problemi infatti non riguardano solo i tempi di attesa ma anche le strumentazioni: come denunciato dai sindacati Fials, Cimo, Anaao e altri: «L’Asp di Palermo ha da poco comprato una Risonanza magnetica per l’Ingrassia, ma ne aveva già una comprata nel 2020 rimasta inutilizzata. E le apparecchiature diventano obsolete dopo cinque anni».
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