Puglia, nunzio apostolico con la casula leopardata criticato sui social. La spiegazione della cattedrale: «Un omaggio ai popoli africani»
A sorprendere i presenti è stata fin da subito la casula, la veste liturgica utilizzata dai sacerdoti durante le funzioni. Monsignor Nicola Girasoli, nunzio apostolico in Slovacchia, ne indossava infatti una tutta leopardata. Le immagini che lo ritraggono concelebrare una messa lo scorso 4 settembre a Ruvo di Puglia, in provincia di Bari, hanno fatto il giro del web. E come sempre hanno raccolto le reazioni a caldo degli utenti che non hanno risparmiato critiche al curato: «una caduta di stile», «desolante», «novus horror missae». Appunti mossi da un’interpretazione che alla fine si è rivelata sbagliata: non era un vezzo di stile o una stramberia del religioso, ma un modo per omaggiare «i popoli poveri africani di cui il celebrante si è sempre interessato nel suo mandato pastorale», ha spiegato la Cattedrale di Ruvo di Puglia su Facebook. Il monsignor Girasoli ha infatti richiesto la casula animalier per concelebrare la messa con il vescovo di Molfetta, monsignor Domenico Cornacchia, in occasione dei 40 anni da parroco di don Salvatore Summo. Ma la sua scelta era dovuta a un fine più alto piuttosto che a una moda, la casula è tipica nella liturgia di certe popolazioni del continente africano ed è stata indossata: «per ringraziare il Signore in merito alla costruzione di una casa per i più bisognosi di quei territori», continua la Cattedrale. Insomma, l’ennesimo caso in cui ai social viene dato in pasto un contenuto fuori dal suo contesto per raccogliere le reazioni più sboccate e ignoranti che si soffermano alla prima impressione senza indagare oltre.
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