Nagorno-Karabakh, l’offensiva di Baku: «Ci fermiamo se i separatisti depongono le armi». Proteste al palazzo del governo armeno – I video
«Ci fermiamo se i separatisti depongono le armi», così la presidenza dell’Azerbaigian ha annunciato l’intenzione di proseguire il conflitto, iniziato nella tarda mattinata di oggi, 19 settembre. Gli azeri hanno lanciato un’offensiva in Nagorno Karabakh che ha già causato le prime vittime. Stando a quanto riferiscono gli indipendentisti dell’enclave armena, che si era proclamata repubblica autonoma dopo la caduta dell’Unione sovietica, due persone sarebbero rimaste uccise e undici ferite. Dopo settimane di tensione, l’Azerbaigian ha avviato oggi la temuta offensiva contro il Nagorno Karabakh. Un comunicato ufficiale del ministero della Difesa azero parla di azione “antiterroristica”, contro l’aggressività armena. Al momento, nei video diffusi sui social, si sentono distintamente colpi di artiglieria nella capitale Stepanakert e ci sarebbero attacchi anche in altre zone della regione. Le autorità separatiste del Nagorno-Karabakh hanno chiesto all’Azerbaigian di mettere fine alle ostilità e di «sedersi al tavolo dei negoziati per risolvere la situazione attuale». Baku nel frattempo avrebbe raggiunto quasi tutti gli obiettivi prefissati, come riportato da Ikhmet Gadjev, consigliere del presidente Ilham Aliyev, e per questo sarebbe pronta ad avviare trattative con «rappresentanti della popolazione armena del Nagorno-Karabakh» nella città azera di Yevlakh. Dalla caduta dell’Unione sovietica, Armenia e Azerbaigian si contendono il controllo dell’area, di lingua armena, che include la Repubblica del Nagorno Karabakh. La situazione è critica fin dal settembre 2020, quando l’Azerbaigian ha occupato la parte meridionale del Nagorno Karabakh. Nel novembre di quell’anno era stata siglata una tregua che però a fine estate 2023 ha iniziato a vacillare. I colpi di artiglieria confermerebbero la ripresa del conflitto.
Il comunicato del ministero della Difesa azero
«Vogliono eliminare i civili»
Il primo ministro armeno, Nicol Pashinian, ha detto che le forze dell’Azerbaigian hanno iniziato «un’operazione di sfondamento» in Nagorno-Karabakh per prendere il controllo dei centri abitati dell’enclave armena in territorio azero. «Stiamo assistendo a come l’Azerbaigian si sta muovendo per l’eliminazione fisica della popolazione civile e la distruzione degli obiettivi civili», ha aggiunto Sergei Ghazaryan, ministro degli Esteri dell’autoproclamata Repubblica del Nagorno Karabakh. «Abbiamo ripetutamente informato gli attori internazionali che le sole chiamate non fermeranno l’Azerbaigian dai suoi atti belligeranti e criminali. Chiediamo alla comunità internazionale di adottare misure efficaci molto rapidamente per fermare l’aggressione», ha aggiunto Ghazaryan.
La posizione di Mosca
Non è chiaro quanto la posizione di Mosca sia schierata con la mossa di Baku. L’Armenia ha inizialmente accusato il Cremlino di non aver avvertito dei pericoli perché, in precedenza, Baku aveva detto di avere informato dell’operazione la Russia e la Turchia. La Russia però ha replicato spiegando di non essere stata informata dall’Azerbaigian dell’imminente attacco in Nagorno-Karabakh. O, meglio, di averlo saputo solo «pochi minuti prima» dell’inizio dell’operazione. Maria Zakharova, ha fatto appello affinché i peacekeeper inviati dalla Russia siano tutelati da entrambe le parti. L’Azerbaijan ha fatto sapere di aver aperto corridoi umanitari.
Le proteste degli armeni davanti ai palazzi governativi
A Yerevan, capitale dell’Armenia, in piazza della Repubblica dalla notizia degli attacchi si sono radunate migliaia di persone per chiedere un intervento del governo di Nikol Vovayi Pashinyan.
In evidenza: Le manifestazioni di fine agosto in Armenia, in solidarietà con il Nagorno Karabakh | Ansa