Chioggia, trovano un’ancora romana dietro la chiesa e la danno a un museo: denunciati per una legge degli anni Trenta
Portano alla luce un reperto archeologico trovato lavorando l’orto, lo cedono a un museo, ma vengono comunque denunciati. La cornice è quella della laguna veneta, precisamente la chiesa di San Domenico di Chioggia. Due anziani – il sagrestano volontario ultraottantenne Giuseppe Nordio e l’amico ex operaio Montedison Renzo Marchesan – stavano arando l’orto dietro l’abside una decina di anni fa. Tra un colpo di aratro e l’altro, un rumore metallico. Dalla terra spunta un’ancora di epoca romana in buono stato di conservazione. I due decisero di portare il reperto al museo preposto. Senza sapere che così facendo violavano una legge degli anni ’30. Che stabilisce che i materiali di interesse archeologico, indipendentemente da dove vengano rinvenuti, appartengono allo Stato, e perciò non devono essere rimossi.
Una legge controproducente
A causa della loro buona volontà, Nordio e Marchesan si trovarono imputati, sulla base di una legge voluta dal Re per fermare il traffico di reperti archeologici. I due anziani sono morti, ma il fatto – riporta il Gazzettino – è emerso nel corso di un convegno tenutosi a Palazzo Grassi, patrocinato dal Comune di Chioggia, dedicato alla Giornate europee del Patrimonio. La norma per cui i due sono stati denunciati, non ha più ragione d’esistere, ha fatto notare all’evento lo storico Luciano Bellemo. Nel caso delle ancore di piombo, peggio che peggio. In più occasioni, quelle finite nei ramponi utilizzati per la cattura dei pesci, dei crostacei e dei molluschi viventi sulla sabbia del fondale sono state fatte a pezzi e vendute come piombo da fondere», per evitare di incappare in problemi legali. «Nei mesi scorsi – continua Bellemo – il metallo era quotato più di un euro e mezzo al chilo. Ovviamente, ci rimasi malissimo quando, dopo aver segnalato alle Autorità la presa in carico dell’ancora, d’epoca imperiale, i due volonterosi malcapitati che l’avevano portata al campanile finirono nei pasticci. Che, nel caso dei reperti tratti dal mare, la vetusta normativa non incentivi affatto i comportamenti virtuosi mi sembra evidente».
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