Bce, la tedesca Claudia Buch guiderà la vigilanza sulle banche. Così l’ok dell’Europarlamento apre il risiko delle nomine Ue
Se la grande rentrée della politica europea era stata segnata, una settimana fa esatta, dal discorso sullo stato dell’Unione (europea) della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, l’autunno che sta per iniziare porta con sé a Bruxelles – oltre alle prevedibili piogge – il via ufficiale al domino delle nomine di vertice per i prossimi 5 anni. Un grande gioco che dovrebbe partire solo dopo che i cittadini dei 27 depositeranno la loro scheda nelle urne per le elezioni europee, a giugno 2024. Ma che complice la scadenza “prematura” di due posizioni di rilievo della governance finanziaria Ue, è partito di fatto questo pomeriggio. La mossa di apertura della lunga partita transnazionale di scacchi è la nomina di Claudia Buch alla guida della vigilanza bancaria della Bce. Con il voto favorevole espresso oggi dalla commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo, la scelta della regolatrice tedesca è praticamente cosa fatta, anche se formalmente l’indicazione dovrà essere confermata dall’Assemblea di Strasburgo in plenaria e poi dal Consiglio Ue. Buch, oggi vicepresidente della Banca centrale tedesca, prenderà il posto dell’italiano Andrea Enria, in scadenza, dal 1° gennaio 2024. «Nel mio nuovo ruolo lavorerò per rendere più semplice il procedimento degli esami annuali per le banche, collaborando strettamente con l’Eba (l’Autorità bancaria europea, ndr) e con il Parlamento Europeo», ha promesso Buch nel suo, di esame decisivo, l’audizione nella commissione dedicata del Parlamento. Un incarico delicatissimo, quello della guida della supervisione del sistema bancario europeo, per il quale gli eurodeputati hanno ritenuto dunque pienamente qualificata l’economista tedesca. Ma al di là delle valutazione tecniche, la nomina di Buch ha un sapore anche politico legato all’altra grande nomina sul tavolo delle cancellerie europee.
Sconfitta tattica
Non è un mistero che quello della vicepresidente della Bundesbank non fosse la prima scelta del Parlamento Ue per la guida della vigilanza Bce. All’esito dei colloqui a porte chiuse svolti a luglio, gli eurodeputati avevano indicato invece la spagnola Margarita Delgado come candidata preferita per il posto. Per questo la mossa della Bce – già al centro di un acceso dibattito in diversi Paesi per la sua dura politica sui tassi – di proporre invece il nome di Buch aveva creato un certo scompiglio tra gli europarlamentari. Alla fine però, complici anche le credenziali non discutibili della tedesca, la maggioranza dei deputati coinvolti nella scelta ha evidentemente rinunciato alla battaglia, convalidando la nomina di Buch. Ad esserne lieto, paradossalmente, potrebbe essere in primis il governo spagnolo. Che aveva inizialmente sperato nella nomina di Delgado, certo, ma che ora potrà rivendicare con più forza la candidatura del suo vero nome forte, la vicepremier Nadia Calviño, per un posto considerato anche più “pesante”: la guida della Banca europea degli investimenti. È questo il vero top job del prossimo quinquennio Ue su cui si confrontano ora i governo europei – solo nell’ultimo anno la Banca di sviluppo basata a Lussemburgo ha distribuito prestiti e investimenti per oltre 65 miliardi di euro, e il suo ruolo (e portafoglio) è destinato a crescere nei prossimi anni. E con la sconfitta “digeribile” di Delgado, il premier spagnolo Pedro Sánchez – tuttora in sella a Madrid, almeno per il momento, nonostante la non-vittoria alle ultime elezioni – sembra avere carte migliori in mano per spingere la sua vice a Lussemburgo. Anche perché l’altra candidata di peso per la guida della Bei, la commissaria uscente al Digitale Margrethe Vestager, si è fatta negli ultimi anni non pochi nemici.
Parigi scalda i motori per il posto n° 1?
La scelta tra le due candidate principali – il profilo di Daniele Franco, proposto dal governo italiano, sembra a meno di sorprese destinato a rimanere sullo sfondo – necessiterà ancora di conciliaboli e negoziati tra i governi Ue (l’indicazione, che poteva arrivare dall’Ecofin della scorsa settimana a Santiago de Compostela è stata rinviata). Ma se Calviño dovesse spuntarla – il mandato inizia anche in questo il 1° gennaio 2024 – calerà un’altra tessera del domino delle nomine Ue desinato a procedere nei prossimi mesi. La Spagna, specie se sarà ancora guidata dai socialisti, potrebbe non avere di conseguenza un posto tanto rilevante all’interno della prossima Commissione come ce l’ha ora (con l’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell). Vestager uscirebbe dalla sfida con le ossa rotte, e a sorridere indirettamente potrebbe essere colui che a detta di molti negli ultimi anni le ha pressoché soffiato il ruolo di guardiano/bastonatore delle grandi aziende (Usa) del tech, il commissario al Mercato interno Thierry Breton. Il cui nome, scrive proprio oggi Politico, starebbe sempre più entrando nella testa del presidente francese Emmanuel Macron come candidato in pectore per guidare la prossima Commissione Ue. Specie se von der Leyen (che fu proprio Macron a tirare fuori dal cappello con una mossa a sorpresa, 5 anni fa) dovesse rinunciare a correre per un secondo mandato. O scivolare in corsa su una delle tante potenziali bucce di banana della politica europea.
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