Il Politecnico di Milano nella top 50 delle migliori università europee, record italiano tra le prime 100: la classifica Quacquarelli Symonds
Il Politecnico di Milano è il miglior ateneo italiano ed è l’unico nel nostro Paese a entrare nella top 50 delle università europee arrivando 47esimo. A decretarlo è la nuova classifica di Quacquarelli Symonds (QS) per l’Europa: la World University Rankings, Europe. Nella top 100 entrano anche la Sapienza (65esima), Bologna (78esima) e Padova (98esima). La classifica ha analizzato 688 università in 42 Paesi, ma al suo vertice ci sono sempre le inglesi: Oxford (prima), Cambridge (terza) e Imperial College (quarta). L’Eth di Zurigo, politecnico svizzero, toglie la soddisfazione al Regno Unito di occupare tutto il podio. Un’eccezione nel totale dominio britannico che colloca sette università nelle prime dieci.
I risultati del PoliMi
La prima posizione per il PoliMi non è di certo una novità: già la classifica generale uscita a giugno l’aveva incoronato miglior ateneo italiano. Ma questa edizione europea lo conferma tra i migliori in Europa e primo in Italia per Employer Reputation, uno dei dodici indicatori che valutano le università. Questo nello specifico sottolinea le opinioni dei datori di lavoro su scala globale in merito alla formazione lavorativa data agli studenti. Il PoliMi ottiene anche un’ottima valutazione nell’Academic reputation che invece indica la reputazione dell’università sulla base di classifiche predisposte da altri accademici. Un risultato che viene spinto anche dalle eccellenti posizioni raggiunte a livello mondiale nei campi del design, dell’architettura e dell’ingegneria. Secondo il QS World University Rankings by Subject 2023 di marzo, che analizza le prestazioni degli atenei per materia di studio, il Politecnico infatti è rispettivamente ottavo, decimo e diciottesimo.
I migliori nella produttività scientifica
Nessun altro Paese europeo ha così tante università nella top 100 della produzione scientifica quanto l’Italia: 25 in totale e il Politecnico di Bari è l’aprifila arrivando al 13esimo posto. Dietro c’è il PoliTo, 17esimo, e di nuovo il PoliMi, 34esimo. Tanto con troppo poco, perché il nostro Paese per ricerca e sviluppo investe l’1,5% del Pil mentre la Francia raggiunge il 2,2% e la Germania il 3,1%. Ma a confermare l’ottimo risultato delle università italiane ci sono anche altri traguardi: la Ca’ Foscari è quarta al mondo per mobilità degli studenti attraverso semestri di studio all’estero; la Sapienza è 17esima per reputazione accademica e 29esima per prospettive occupazionali; Padova è 23esima per sostenibilità. Per quanto riguarda l’attrattività dei nostri atenei, la classifica non è confortante: il PoliMi è 34esimo, Siena 44esima e la Cattolica 48esima. A decretare anche il risultato negativo in alcuni parametri delle nostre università c’è anche la scarsità di docenti. Il blocco del turnover nei primi anni Duemila ha ridotto il personale di 10mila unità. Ordinari, associati e ricercatori a tempo indeterminato sono oggi poco meno di 47mila a cui si aggiungono gli oltre 10mila ricercatori a tempo determinato. Infatti, nel rapporto studenti-docenti il nostro Paese è molto indietro: nessuna università statale tra le prime 300. D’altronde in Italia per ogni professore ci sono 20 studenti, contro i 17 della Francia , i 15 del Regno Unito e i 12 della Germania. Una privata con rette alte come l’università Vita-Salute San Raffaele raggiunge invece la 30esima posizione.
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