Propaganda No Vax in Rai, parla Massimo Galli: «Ecco come mi hanno ingannato. Foa? Ora so che è da evitare» – L’intervista
La polemica su Giù la maschera, la trasmissione di Radio1 condotta da Marcello Foa, continua a tenere banco. L’ultimo a intervenire è stato il medico Roberto Burioni, che ha criticato la scelta del collega infettivologo Massimo Galli, dell’Università Statale di Milano, di accettare l’invito in radio. Ora è lo stesso Galli, in un’intervista a Open, a spiegare cos’è successo e perché si è ritrovato a condividere la trasmissione con un medico sospeso dall’Ordine. «In tutta la mia carriera professionale non ho mai accettato di confrontarmi pubblicamente con un no-vax», assicura l’infettivologo milanese. E se nei giorni scorsi ha accettato di essere ospite della controversa trasmissione di Marcello Foa, è solo perché è stato vittima di un «indegno trappolone».
Professore, ci spiega come è andata?
«Ho ricevo una telefonata da una persona che si è qualificata come addetta a una trasmissione, in onda su Radio1, di cui non avevo mai sentito parlare. Ma è pur sempre il servizio pubblico, con cui io ho sempre un atteggiamento collaborativo. Ho chiesto, come faccio sempre, se ci sarebbe stato qualcun altro in trasmissione e mi è stato risposto di no: soltanto io e il conduttore».
E invece si è trovato a condividere la trasmissione con il medico no-vax Massimo Citro della Riva.
«Non sapevo che al termine del mio intervento avrebbe parlato anche lui. È stata una trappola. La mia presenza è stata usata per giustificare questa visione orrenda di par condicio».
Roberto Burioni l’ha criticata per aver accettato l’invito alla trasmissione. Cosa ne pensa?
«Ma le pare che io accetti la presenza di un no-vax, appena dopo di me, in cui può dire ogni cosa che vuole senza avere nemmeno diritto di replica? Io in tutta la vita professionale ho sempre rifiutato di confrontarmi pubblicamente con chi porta avanti tesi antiscientifiche. Questo perché, di fronte al grande pubblico, c’è il rischio di accreditare ogni posizione. Ma un terrapiattista non è alla pari di un genio dell’astrofisica. Chi li mette sullo stesso piano fa giornalismo sensazionalista oppure vuole strizzare l’occhio a certe posizioni per fini politici».
Eppure non è la prima volta che Marcello Foa esprime pareri controversi su questioni scientifiche. Non se lo poteva aspettare?
«Confesso che non conoscevo minimamente le caratteristiche di quel personaggio. Denuncio la mia naivete in proposito. Questa è l’unica colpa che mi do: non essere stato abbastanza attento da capire che quel signore, pur essendo su Radio1, era da evitare. Non mi sarei fidato se avessi saputo di più. Sono stato tratto in inganno dal fatto che questo signore ha un programma su Radio1, accidenti! Con l’aria che tira la diffidenza è d’obbligo. E questa è una condizione triste».
Il sindacato Rai ha chiesto le dimissioni di Foa. Crede che sia la scelta più opportuna?
«Non spetta a me sanzionare, ma trovo indegno che il servizio pubblico dia spazio a un medico no-vax sospeso dall’Ordine, oltretutto facendolo parlare di terapie che siamo certi essere inutili, se non addirittura tossiche. Chi si è prestato a consentire un’operazione del genere ha responsabilità gravissime, ma non spetta a me decidere che cosa debba fare la Rai. Io le posso dire che quel personaggio non mi vedrà partecipare mai più in una sua trasmissione. Ritengo che mi abbia ordito un’ignobile trappola».
Lei era stato invitato in trasmissione per parlare di Covid. È preoccupato dall’andamento dei contagi?
«Non ho posizioni terroriste. Come ho spiegato in trasmissione, ci sono moltissimi italiani che hanno fatto il primo ciclo vaccinale e più della metà della popolazione ha avuto la Covid almeno una volta. Il combinato delle due immunità conferisce un grado di protezione ben diverso rispetto al 2020 e 2021. Di conseguenza, non mi aspetto sfaceli ma continuo a predicare cautela. È possibile che le nuove varianti determinino una nuova ondata e se aumenta il numero delle persone infettate, non saranno necessariamente poche quelle che staranno male o moriranno. Il messaggio che cerco di trasmettere è che dobbiamo proteggere anziani e fragili. Trovo demenziale e insopportabile questa visione per cui la cautela è di sinistra e l’ottimismo è di destra».
Come valuta la risposta del governo?
«Vedo un recupero quotidiano di cautela nelle misure proposte. Siamo passati da un atteggiamento in cui si sembrava voler mettere una pietra tombale sul Covid per poi, in modo parallelo all’incremento dei casi, assumere posizioni di sempre maggiore attenzione».
In questi giorni esce il suo ultimo libro, Una banale influenza? Storia di una malattia sottovalutata.
«È un libro di storia, che spero risulti leggibile anche per i non addetti ai lavori. Tratta cose molto lontane del tempo ma anche di attualità, a partire dalla grezza cronaca delle campagne vaccinali. L’influenza è la malattia infettiva che probabilmente ha fatto più morti nella storia dell’umanità, anche più della peste. Eppure, viene ancora considerata come qualcosa che ti costringe a stare a letto per un po’ e finisce lì. Nel 2020 c’era stata un’impennata delle vaccinazioni antinfluenzali negli over65, ma poi i numeri sono tornati a diminuire. È come se la volontà di voltare pagina e dimenticare il Coronavirus abbia tolto anche la voglia di tornare a vaccinarsi».
Credits foto: ANSA/Ciro Fusco | Il professor Massimo Galli, ordinario di malattie infettive presso l’Università di Milano e infettivologo dell’ospedale Luigi Sacco
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