Meloni sulla pace in Ucraina: «Impossibile con la resa di Kiev. Stupita da chi fa appelli senza proposte concrete»
Giorgia Meloni è rientrata a Roma, dopo la trasferta a New York. Domani, 22 settembre, sarà a Rimini per l’Expo-Aid e, nel pomeriggio, a Genova. In questo vortice di eventi, non ce l’ha fatta a partecipare all’evento Il valore della Pace, organizzato dal think tank “Remind”, presieduto da Paolo Crisafi. La presidente del Consiglio ha comunque inviato un messaggio per salutare le persone presenti alla manifestazione. «Purtroppo non posso essere presente perché impegnata all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, riunione planetaria il cui focus principale rimane proprio la ricerca della pace», ha esordito nella sua missiva, letta alla platea. E sull’Ucraina si è concentrato gran parte dell’intervento: «È chiaro a tutti che la pace rappresenta di per sé un valore assoluto e la condizione alla quale l’umanità deve sempre tendere. Ma la pace ha anche un costo, un prezzo talmente alto e importante che, quando viene messa in pericolo o infranta, dobbiamo essere in grado di sostenere. Non possiamo ridurla a un baratto di interessi, ma deve essere un’intesa basata sulla giustizia, sull’equità e sul rispetto della dignità».
Poi, la leader di Fratelli d’Italia è scesa nei dettagli sulla sua posizione riguardo all’aggressione russa. «Mi stupisce profondamente ascoltare ancora, anche da parte di alcune persone che hanno responsabilità o ricoprono ruoli istituzionali, appelli alla pace generici, senza alcuna proposta concreta e percorribile per la ricomposizione del conflitto. Se pensiamo che la pace sia possibile con la resa incondizionata della nazione aggredita, appunto l’Ucraina, allora – aggiunge la premier nel messaggio letto in apertura dell’evento – vuol dire non comprendere non solo la realtà, ma il valore vero della pace stessa, svilita dall’idea che la prepotenza, la prevaricazione e la forza bruta siano armi efficaci per ottenere la soddisfazione dei propri appetiti».
Avviandosi a conclusione, Meloni ha citato – tra i motivi per cui è necessario sostenere Kiev – l’effetto deterrente verso nuove invasioni: «Cedere oggi in Ucraina vorrebbe dire cedere sempre a qualunque sopraffazione, in ogni luogo e in ogni circostanza». E ha chiuso: «Noi difendiamo la libertà e la sovranità dell’Ucraina per difendere e proteggere noi stessi, il mondo libero e l’idea che nessuno può prevaricare nessun altro senza subire conseguenze. L’Italia e l’Europa hanno il dovere di adoperarsi con la massima energia per ripristinare il diritto, la giustizia e la libertà. Vogliamo essere protagonisti del nostro presente e del nostro futuro, non passivi esecutori di volontà altrui».
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